
L'esterno del tribunale di Monza (Archivio)
Meda (Monza Brianza), 14 aprile 2025 - È morto nel 2019 dopo essere caduto nel vuoto da tre metri di altezza mentre in cima ad una scala stava posizionando il tratto finale di una canna dell’acqua sul tetto di un edificio in costruzione all’interno del cantiere edile dell’Istituto Auxologico Italiano a Meda. Per questo tragico infortunio mortale sul lavoro il Tribunale di Monza Gussoni ha inflitto per concorso in omicidio colposo 1 anno e mezzo di reclusione a tre imputati (due di loro hanno ottenuto la sospensione condizionale della pena), mentre ha in parte assolto e in parte ritenuto prescritta l'accusa nei confronti di un quarto imputato.
I condannati, in solido con le rispettive società chiamate come responsabili civili, dovranno pagare un risarcimento dei danni alla moglie 55enne dell’operaio e i due figli della coppia, un ragazzo 26enne e la sorella 18enne, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 150mila euro ciascuno.
L'infortunio era avvenuto il 26 febbraio del 2019. Flavio Bani, 49 anni, di Ghisalba in provincia di Bergamo, dipendente di un'azienda del Milanese, era morto due giorni dopo all’ospedale Niguarda di Milano dove era stato trasportato con l’elisoccorso per le gravi ferite riportate alla testa.
Sotto accusa imperizia e negligenza, oltre che la violazione della normativa per la prevenzione degli infortuni sul lavoro per "non avere adeguatamente assicurato o trattenuto la scala utilizzata dal lavoratore, non adottando tutte le precauzioni necessarie per garantirne la stabilità". E anche di "non avere attuato quanto previsto nel Piano di sicurezza e coordinamento in materia di rischio di caduta dall’alto" che avrebbe imposto "l’utilizzo di un trabattello".