Alla fine il dipendente indagato dalla Procura di Monza nell’inchiesta sul mattone sospetto a Usmate si è dimesso. La decisione dispiace, ma non coglie di sorpresa l’amministrazione, mentre l’opposizione che aveva chiesto se il ritorno nel suo ufficio dopo un trasferimento in biblioteca fosse opportuno, oggi dice: "Forse non avevamo torto".
Prosegue, invece, sulla linea garantista, "l’unica possibile", la sindaca Lisa Mandelli. "Non c’è stata alcuna evoluzione nell’indagine, non a nostra conoscenza, e neppure qualche provvedimento a suo carico, nessuno l’ha licenziato, per essere chiari – dice –. È stata una sua scelta personale, senza dubbio frutto del contrasto. Dal punto di vista umano capisco benissimo. La sua quotidianità è cambiata da tempo. Il Comune perde una risorsa, il suo impegno in municipio è durato 28 anni".
Le forze di minoranza ricordano "l’interrogazione che presentammo a fine 2023 proprio per chiedere se il reintegro ai lavori pubblici fosse una scelta giusta", aggiungono Stefano Vimercati (Lega) e Vanessa Amati (Cambiamo insieme). Ma Mandelli taglia corto: "Non vedo cosa c’entri, la decisione di andarsene è stata presa dal diretto interessato". Il Comune ha sempre ribadito la propria posizione di tutela, "c’è un’inchiesta aperta, ma non c’è un condannato", senza contare che "siamo estranei alla vicenda, ma soprattutto – precisa Mandelli – non abbiamo mai avuto niente da nascondere". Il caso è venuto alla luce nel giugno dell’anno scorso, dopo una doppia visita in municipio delle fiamme gialle.
Una trentina i dossier finiti sotto la lente degli investigatori - permessi a costruire - e una scia di polemiche dentro e fuori dall’aula con tanti momenti di tensione. Come la seduta culminata nelle dimissioni del segretario comunale Mario Spoto che aveva difeso in Consiglio le prerogative dell’indagato, scontrandosi con la minoranza che avanzava dubbi sulla sua posizione. L’amministrazione ha sempre denunciato "la strumentalizzazione politica dell’indagine"; l’opposizione ha sempre respinto l’accusa al mittente ricordando che "a memoria d’uomo nel borgo non è mai successo niente del genere".