In Bangladesh: "Aiutiamo con le adozioni a distanza"

Padre Adolphe Ndouwe, camerunense, è rientrato e oggi racconta la sua esperienza ai ragazzi.

In Bangladesh: "Aiutiamo con le adozioni  a distanza"

In Bangladesh: "Aiutiamo con le adozioni a distanza"

I seminaristi del Pime oltre che studiare le materie accademiche seguono un percorso spirituale, che li vede sotto la guida di padri missionari che condividono la loro testimonianza con loro e danno delle dritte su come intraprendere il percorso di fede.

Padre Adolphe Ndouwe è uno di questi. Originario del Camerun, 44 anni all’anagrafe, il padre missionario è da poco più di tre anni rientrato dalla missione in Bangladesh, dove è stato per 8 anni, mentre ora prosegue il suo percorso di guida spirituale per un mandato in tutto di 6 anni, in quello che è stato anche il suo seminario. Ai ragazzi racconta ogni giorno della sua esperienza in Bangladesh. "La comunità cristiana bengalese è molto viva, pur essendo una minoranza, lo 0,03% della popolazione – spiega il missionario –. La missione della mia delegazione Pime sta andando bene, l’integrazione con la gente di altre fedi è ottima e produttiva". Da qui lo spunto per raccontare la giornata-tipo di un missionario: "Noi organizziamo le nostre attività mese per mese, concordandole con preti del luogo, suore e catechisti. Si fanno celebrazioni liturgiche, attività cristiane come la catechesi, ma anche tante visite alle famiglie, per dare loro sostegno. Gestiamo poi una scuola elementare e aiutiamo i più bisognosi attraverso adozioni a distanza. Attualmente sono una sessantina nel mio villaggio".

"Assistiamo anche gli ammalati – prosegue il missionario – attraverso un dispensario gestito dalle suore e un ospedale civile della diocesi. A questi servizi, nei casi più necessari, si aggiunge l’aiuto economico".

Il tutto però non è estraneo a difficoltà. "La lingua è completamente diversa e ci vuole tempo per impararla – rivela il sacerdote – Il cibo è diverso, in Bangladesh è piccantissimo e non è facile abituarsi, e l’umidità è davvero molto alta. Anche la mentalità tra Asia e Africa cambia notevolmente, una è molto introversa, l’altra molto estroversa". "Noi siamo inclusivi – conclude il padre –, da noi vengono anche musulmani e induisti, e anche loro con noi sono accoglienti. Ho sofferto a lasciare la missione. Appena finirò il mio percorso qui, tra due anni e mezzo, ci tornerò con grande gioia".

A.S.