Monza, imprenditore fallito: "Caso Bramini, vergogna di Stato"

L'esperto Andrea Innocenti sulla vicenda del settantenne a cui il 16 aprile sarà tolta la casa

Sergio Bramini, 71 anni

Sergio Bramini, 71 anni

Monza, 9 aprile 2018 - "La storia di Sergio Bramini può essere definita un “omicidio preterintenzionale” dello Stato italiano per salvaguardare i propri bilanci". Usa parole pesanti Andrea Innocenti. Per lavoro e per vocazione (è stato imprenditore, pure lui nel settore rifiuti!), ha iniziato a indagare su casi come quello dell’imprenditore monzese rovinato dallo Stato. E, divenuto responsabile amministrativo della Lega Nord a Vercelli, si è reso conto che si trovava alle prese con uno scenario lacerante e gravissimo: quello dei debiti – mai pagati – contratti dallo Stato.  Ne stanno facendo le spese decine di imprenditori messi sul lastrico dai mancati pagamenti da parte dello Stato e letteralmente rovinati in un silenzio assordante.

Uno di questi imprenditori, il monzese Sergio Bramini appunto, specializzato nel trattamento dei rifiuti con la sua Icom, è stato costretto a fallire nel 2011. E la sua unica casa è stata messa all’asta dal Tribunale di Monza: il 16 aprile alle 14 sarà sgomberata dalla forza pubblica. Anche se per quel giorno Bramini sta organizzando un disperato sit-in di protesta davanti alla propria abitazione in via Sant’Albino. Perché, nonostante una struggente battaglia legale che prosegue da mesi, sarà fisicamente buttato in mezzo a una strada con moglie, tre figli e una nipotina. Per la piccola, si sono già mossi i servizi sociali, che hanno chiamato l’altro giorno Bramini: il Tribunale li ha avvisati affinché provvedano alla bambina in vista di quanto accadrà lunedì. Nel frattempo a Bramini sono state ritirate le armi, legalmente detenute. Insomma, più che prudenza, sembrano tutte mosse per fiaccare la resistenza di un uomo di 71 anni che da mesi sta cercando con tutti i mezzi di far conoscere le proprie ragioni ma a cui tutti i ricorsi legali sono stati finora respinti. È anche pensando a storie come quella di Bramini che Andrea Innocenti ha condotto in questi anni un’indagine dagli esiti sconcertanti. Bramini vanta crediti per oltre 4 milioni di euro, la maggior parte contratti dalle A.T.O. (ambito territoriale ottimale) siciliane, che non lo hanno mai pagato.

E dunque? "La domanda che tutti si sono fatti è probabilmente una... perché il curatore fallimentare ha stralciato, cioè scontato, del 90% i crediti della Icom di Monza? Molto semplice... perché per il Curatore fallimentare le A.T.O. siciliane non rientravano tra le Pubbliche Amministrazioni italiane e pertanto sono state equiparate a società private che potevano fallire e dalle quali era meglio prendere poco piuttosto che niente".

Sbagliato? "A seguito di interrogazioni al Parlamento europeo, l’Ue ha riconosciuto nero su bianco che le A.T.O. sono invece a tutti gli effetti da considerarsi Pubbliche Amministrazioni".

Ergo, dovrebbero pagare i propri debiti... "Esatto. Se il Governo Renzi avesse adempiuto ai propri compiti, per altro promessi pubblicamente nel salotto di Bruno Vespa nel corso di una puntata di Porta a Porta in cui si parlava dei debiti delle pubbliche amministrazioni, il curatore fallimentare avrebbe potuto semplicemente chiedere la certificazione del credito della Icom per poi procedere allo smobilizzo presso una banca che sarebbe stata a sua volta poi pagata direttamente dallo Stato".

Chiarisca meglio. "Il Governo nel 2013 e nel 2014 attuò due decreti legge specifici, “misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale”, atti a consentire il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni. La procedura era semplice: le aziende chiedevano la certificazione al Ministero, che nominava i commissari per certificare o meno i crediti da queste vantati. Una volta ottenuta la certificazione le aziende potevano cedere il credito alle banche e queste al loro volta avrebbero ottenuto il pagamento entro 180 giorni dallo Stato grazie a un apposito fondo istituito presso la Cassa Depositi e prestiti".

Facile, no? Eppure non sta andando così... "Lo Stato sta volontariamente mancando di inserire le A.T.O. siciliane (e chissà quante altre) tra le Pubbliche Amministrazioni".

Perché? "Per “nascondere” all’Europa la vera massa debitoria dell’Italia; e tutto ciò lo sta portando avanti nonostante le sentenze dei Tar e del Consiglio di Giustizia Amministrativa, addirittura si è dovuto riscontrare che la Ragioneria Territoriale dello Stato “spacciava per sentenza” un semplice parere fatto al Ministero dell’economia dal Consiglio di stato al fine di giustificare la sua inadempienza".

Dovrebbe bastare la legge a sanare tutto questo... O no? "Quando i tribunali hanno obbligato il Ministero a certificare i crediti delle aziende che lo avevano richiesto, quest’ultimo ha compromesso nuovamente l’iter semplicemente non pagando la banca che aveva smobilizzato all’azienda il credito che doveva essere assistito da garanzia dello Stato. L’effetto? Tutte le banche italiane hanno quindi rifiutato alle aziende l’operazione di cessione dei loro crediti certificati... in pratica le banche non si fidavano più della garanzia dello Stato".

E si torna al caso Bramini. "Lo Stato italiano, il Ministero dell’economia e delle finanze e la Ragioneria dello Stato sono colpevoli di quello che definisco appunto un omicidio preterintenzionale. Sergio Bramini sta per perdere la sua casa per colpa di un Governo che non so se qualificare come incapace o truffaldino. Dobbiamo sopportare i nostri politici che parlano di crescita... ma se per crescita intendo il miglioramento dei bilanci dello Stato grazie a curatori fallimentari che scontano i loro debiti, allora forse il termine crescita deve essere rivisto con uno più consono: furto".