
Il ritmo dello sport Una palla a spicchi e una chitarra Il cantautore-coach
di Fabio Luongo
Di carica ai suoi ragazzi della palla a spicchi ne dava già tanta nelle vesti di allenatore. Ma per spingere ancor di più loro e tutti gli altri sportivi della società brianzola ha indossato anche gli altri suoi panni abituali, quelli del cantautore, e ha dato vita così al pezzo intitolato “Campagnola“, uno ska punk diventato l’inno ufficiale della Polisportiva Campagnola Don Bosco. Mente, voce e chitarra di tutto questo, il 46enne lissonese Mao Medici, che del genere inni è diventato ormai uno specialista: quello scritto per la società sportiva di basket e volley che ha sede nella frazione di Santa Margherita è infatti il quinto della sua carriera musicale, ormai quasi trentennale.
La canzone è il frutto della passione incrociata per le sette note - che nel corso degli anni si è concretizzata in diversi album e singoli - e per la pallacanestro, un amore, quest’ultimo, mai finito: dopo aver giocato sotto canestro fin da quando aveva 13 anni, oggi Medici allena gli under 12 della Campagnola.
Come è nata l’idea dell’inno?
"Questo feeling per gli inni l’ho sempre avuto. Poi allenando i ragazzini, stando con loro sul campo, mi sono detto “perché non facciamo un inno?“. Il pezzo è saltato fuori in un paio di giorni, fatto e finito".
Si sono unite le due passioni, musica e basket?
"Sì, ho pensato: perché non fare qualcosa anche per i ragazzi, per invogliarli a spingere di più? Io quando sento un pallone che rimbalza lo devo prendere in mano e giocarci. Vorrei trasmettere loro quella voglia. Mi è piaciuto scrivere “Campagnola“ perché vedo arrivare questi ragazzi che si danno da fare e volevo farli gasare un po’".
Quella degli inni è ormai una specialità...
"Per me è il quinto. Sono tutti brani che spaziano dal sociale allo sport. È una storia cominciata anni fa, con un pezzo scritto per la festa di primavera dei commercianti. Quello è stato il primo inno che ho realizzato. Poi un brano del mio secondo disco “Volo Pindarico“, la canzone “Colori d’estate“, è stata scelta come inno di un contest musicale. Qualche tempo dopo il Gs Vedano calcio mi ha chiesto di comporre per loro un inno: così è nato “Passastoppatiraepara“. Per l’associazione Energy Family Project, che opera a tutela dei bambini nati con malformazioni e mancanza di arti, ho scritto invece “Versi Di-Versi“, che è diventata il loro inno. E ci sarebbe anche un’altra mia canzone, “Respiro di te“, che è stata usata negli stadi di calcio di serie A per lo spot dell’associazione Vittime del Dovere".
Che differenza c’è rispetto a comporre brani di altro genere?
"Ho iniziato a capire come scrivere le canzoni quando ho smesso di pensare di scrivere per un interlocutore e ho iniziato a scrivere per me stesso. È una cosa che mi diceva già la mia prof a scuola. Ecco, negli inni faccio il contrario: l’interlocutore deve essere coinvolto nel pezzo, e quindi ci sono i ritornelli e i cori".
“Campagnola“ ha un incedere molto punk e ritmi in levare da ska...
"Anche nel mio nuovo disco, che si chiama “Caotico“, sto lavorando su sonorità del genere: anche se sono un cantautore ci ho buttato dentro rock, rap, reggae, ska. Il cantautore non deve essere per forza triste, ingobbito sulla chitarra: può essere anche ironico e allegro".