STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il “prezzo“ di Leonardo da Vinci: "Quel quadro era solo in prestito"

Gli organizzatori della mostra chiedevano 70mila euro per il noleggio, ma il giudice dà ragione alla Villa Reale

Il “prezzo“ di Leonardo da Vinci: "Quel quadro era solo in prestito"

Il “prezzo“ di Leonardo da Vinci: "Quel quadro era solo in prestito"

Il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza non dovrà sborsare altri soldi per la “Bella Principessa“ di Leonardo da Vinci esposta in esclusiva nel 2015 negli appartamenti della storica dimora piermariniana trasformata in uno dei Padiglioni delle Belle Arti realizzati per l’Esposizione universale di Milano. Il ritratto, probabilmente di Bianca Sforza, al centro dell’evento realizzato dalla Regione Lombardia e curato dal critico Vittorio Sgarbi, ambasciatore della Regione per le Belle Arti dell’Expo, era il motivo del contendere di un decreto ingiuntivo da circa 42mila euro spiccato da una società editrice bolognese che ha organizzato la mostra, nei confronti del Consorzio per un pagamento residuo. Il Consorzio, rappresentato dall’avvocato Umberto Grella, ha presentato opposizione al Tribunale civile di Monza ottenendone la revoca. La società editrice sosteneva che il famoso disegno a gesso e inchiostro, matita nera, matita rossa e bianca su pergamena era stato concesso per essere esposto a Monza dal proprietario canadese, al costo di 50mila euro, poi diventati 70, producendo una lettera da lui firmata. Che alla giudice Chiara Binetti non è bastata. "La società ha prodotto unicamente la lettera asseritamente firmata dal proprietario del dipinto attribuito a Leonardo da Vinci La Bella Principessa“ oggetto della mostra allestita negli appartamenti reali della Villa reale di Monza e che sarebbe stata “prestata“ per l’intera durata della mostra. Il Tribunale non può che rilevare come appaia perlomeno singolare che il noleggio di un’opera di grande pregio e valore come quella in questione sia stato regolamentato attraverso un contratto di poche righe su carta libera e priva di data certa, senza che vi sia nemmeno certezza in ordine all’entità della controprestazione economica, indicata dapprima in 50.000 e successivamente aumentata a 70.500 euro". Comunque, per la giudice, decisive sono risultate le circostanze che "alcun pagamento risulta effettivamente versato" e anche "l’irrimediabile tardività con cui la documentazione è stata presentata all’ente consortile rispetto al termine indicato per la rendicontazione".