
di Stefania Totaro
Due patteggiamenti entro i 2 anni di reclusione e con la pena sospesa per uno dei poliziotti e l’avvocata nell’inchiesta sulla presunta corruzione alla stradale di Seregno. Li hanno concordati le difese di Alessandro Masella e Angela Mazzocchi con i pm monzesi Salvatore Bellomo e Michela Versini. L’ultima parola spetta alla gup del Tribunale di Monza Silvia Pansini, che a novembre deciderà anche sui processi con il rito abbreviato chiesti dall’ex comandante della polizia stradale di Seregno Gabriele Fersini insieme agli imprenditori con lui accusati e sul rinvio a giudizio dell’altro poliziotto, Pasquale Ponticelli e dell’imprenditore Salvatore Prestifilippo.
Sotto accusa a vario titolo una serie di illeciti a carico di Fersini e di alcuni imprenditori brianzoli attivi nel settore edile o della lavorazione e trasporto di materiali estrattivi al fine di eliminare o comunque ridurre nettamente il rischio di sanzioni amministrative nei confronti di questi ultimi che, in cambio, sponsorizzavano con somme di denaro la partecipazione ai campionati di go kart del figlio del pubblico ufficiale. Agli arresti domiciliari erano finiti Gabriele Fersini e gli imprenditori Emilio Giussani, Ivano Santambrogio e Salvatore Prestifilippo, mentre all’obbligo di firma l’imprenditore Salvatore Rombolà. In carcere, anche per accesso abusivo a sistemi informatici, erano invece finiti gli altri due membri della ex polizia stradale di Seregno che, secondo l’accusa, collaborando illecitamente con l’avvocata monzese, lei posta ai domiciliari, le procacciavano soggetti intenzionati a proporre ricorso alle sanzioni elevate dal loro stesso ufficio per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe, predisponendo anche le relative impugnazioni, pure approfittando delle informazioni contenute nel database del Ministero dell’Interno, ricevendo dalla legale una parte della parcella che l’avvocata si guadagnava.
Ora Fersini, Giussani, Santambrogio e Rombolà puntano all’assoluzione facendo leva sul fatto che il Tribunale del Riesame di Milano ha annullato per mancanza di gravi indizi di colpevolezza le ordinanze cautelari nei confronti dei tre imprenditori (l’annullamento era avvenuto invece per mancanza di esigenze cautelari per Prestifilippo) e subito dopo anche Fersini e gli altri indagati avevano via via ottenuto dal Tribunale monzese la revoca o l’ammorbidimento delle misure cautelari. Tutti sono poi tornati in libertà e al loro posto di lavoro. L’ipotesi di patteggiamento con la pena sospesa è stata avanzata basandosi sul fatto che le accuse contestate a Masella e alla Mazzocchi sono per fatti di davvero piccola entità.