MONICA GUZZI
Cronaca

Il mercato del lavoro. Donne, giovani e stranieri trascinano la ripresa

Nel 2024 la disoccupazione in Brianza è scesa ai minimi storici: 3,4% . Addio alle fabbrichette: l’industria perde 7.500 addetti a vantaggio del terziario.

La disoccupazione in Brianza è ai minimi storici: 3,4% nel 2024. Crolla soprattutto la disoccupazione giovanile, che si ferma all’11,6%. E poi cresce l’occupazione femminile: 5,3 punti in più rispetto al 2019, con una differenza di genere che si assottiglia, scendendo da 16,5 a 10,8 punti rispetto agli occupati maschi. Aumentano gli imprenditori stranieri (27.6% in sei anni) e cresce il lavoro dipendente: 34mila addetti in più in cinque anni, oggi all’83,4% del totale.

Il quadro tracciato dall’Osservatorio del mercato del lavoro e della formazione, che ieri, su iniziativa della Provincia e di Afol, ha presentato il rapporto 2025 sullo stato di salute di Monza e Brianza, è positivo. Tanti i passi avanti legati al rimbalzo dell’economia post Covid suggeriti nel report (relativo ai dati 2024) presentato dagli esperti di Pts, Andrea Gianni ed Eugenio Vite. Ma l’onda del recupero si sta esaurendo, come dimostrano gli ultimi mesi e come raccontano i 10 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate sul territorio nel periodo 2023/2024, e ora la sfida diventa quella di trasformare la ripresa in tenuta stabile per una provincia che ambisce a restare locomotiva economica del Paese.

Ma torniamo ai numeri in recupero. Il numero degli attivi torna vicino ai livelli pre Covid, con 415.400 persone coinvolte nel mercato del lavoro. La lieve flessione avvenuta nel 2024 rispetto al 2023 non intacca la traiettoria complessiva di crescita: il mercato del lavoro per i cittadini brianzoli mostra segnali positivi, come la crescita del lavoro dipendente e il miglioramento della partecipazione femminile e giovanile, in un quadro di progressiva terziarizzazione. La Brianza non è più solo la terra delle fabbrichette. L’occupazione infatti è concentrata nel settore terziario, in particolare nei servizi (considerati al netto di commercio, turismo e ristorazione), che assorbono oltre metà degli occupati (54,3%). Non a caso l’occupazione in questo settore ha mostrato il maggiore incremento (+13,7% dal 2019). Al contrario, scende il peso dell’occupazione nel comparto industriale, che ha perso 7.500 unità in 5 anni. Mentre commercio, turismo e ristorazione hanno recuperato i livelli pre-Covid, le costruzioni restano al di sotto del 2019, nonostante una recente ripresa. In generale, il tasso di disoccupazione nel 2023 ha toccato il minimo storico (2,9%), per poi risalire leggermente al 3,4% nel 2024.

Si conferma il cambiamento delle forme contrattuali, con l’addio al posto fisso: il lavoro a tempo indeterminato rappresenta quasi il 30% del totale, con il tempo determinato che supera il 41%. Emerge la ripresa del lavoro part-time, (soprattutto tra

gli uomini) come risposta alla richiesta di flessibilità e conciliazione tra vita privata e lavoro.

Un mercato del lavoro che tiene, ma cambia pelle. Per esempio è sempre più rilevante l’interconnessione con i territori vicini, dove Milano resta il principale polo di attrazione per i lavoratori brianzoli. Il saldo tra ingressi e uscite di avviamenti al lavoro nella provincia brianzola è però negativo: 11mila unità in meno fanno pensare a una possibile “fuga di competenze” dal territorio. A proposito di competenze, iI tema che più preoccupa gli addetti ai lavori è quello legato alla crescente difficoltà di reperimento del personale: domanda e offerta non coincidono. Nel 2024 il 51,8% delle figure ricercate dalle imprese è risultato infatti introvabile, in esponenziale aumento negli ultimi anni.

"Le cause sono prevalentemente quantitative - mancanza di candidati - e legate all’invecchiamento demografico e alla scarsa disponibilità di alcuni profili", spiega Andrea Gianni di Pts. Le costruzioni sono il settore più colpito dalla difficoltà nel trovare il personale richiesto (oltre il 71%), seguite dall’industria (57%). Le imprese iniziano a correre ai ripari e il 21% è addirittura disposto ad aumentare le retribuzioni per attrarre lavoratori difficili da trovare. Ma la distanza tra domanda e offerta è cresciuta anche in termini qualitativi e riguarda livelli di istruzione, competenze necessarie, affidabilità e cultura del lavoro.

Di contro la disoccupazione giovanile (15-24 anni) cala in modo sensibile, passando da oltre il 30% nel 2019 all’11,6% nel 2024.

Le imprese giovanili in Brianza sono circa 5.700 (il 9% del totale) e dal 2021 in avanti hanno registrato un rimbalzo positivo, confermando la capacità di intercettare nuove opportunità, specie nei servizi: commercio, agenzie di viaggio e supporto alle imprese e nelle attività professionali e scientifiche.