STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il matrimonio combinato. La figlia: "Non lo accetto". La famiglia va a processo

La ragazza pachistana dopo avere denunciato i suoi ora è in una comunità. Aveva sentito il papà dire allo zio: "Se si oppone ci penso io con due colpi".

Il matrimonio combinato. La figlia: "Non lo accetto". La famiglia va a processo

Il matrimonio combinato. La figlia: "Non lo accetto". La famiglia va a processo

"Io non sarei riuscita a sottrarmi, avevo tutti contro, anche mia zia a Londra. Mi dispiace per i miei familiari che mi hanno sempre trattato come una principessa e per sottrarmi alla cultura del mio Paese di origine, ma io non accetto un matrimonio combinato". Così una ragazza pakistana di 18 anni ha descritto ciò che stava vivendo a casa sua a Seregno quando ha cercato di opporsi al matrimonio forzato con un cugino di 21 anni, che i suoi genitori volevano imporle con la complicità del fratello maggiore.

Ora per tutti e tre la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Angela Colella ha disposto che vadano a processo per tentata induzione al matrimonio. Da quando aveva 13 anni la famiglia della ragazza stava lavorando a questa unione. "Potrai studiare e fare quello che vorrai, ma solo se sposi lui", le dicevano. A capire che qualcosa non andasse sono stati gli insegnanti della ragazza, i quali hanno notato segni di autolesionismo sul suo corpo e hanno allertato i servizi sociali. Il progetto di matrimonio combinato sembrava accantonato fino al 2022, quando alla giovane vengono prese le misure per l’abito nuziale. A febbraio 2023 una telefonata fra il padre e lo zio in cui quest’ultimo si lamenta dell’ostilità della propria di figlia all’idea di contrarre un matrimonio forzato. È in quel momento che la ragazza sente le parole del papà: "Se si oppone chiama me... ci penso io con due colpi. Non importa se vado in carcere". A quel punto la giovane chiede di essere trasferita in una comunità protetta e da allora non ha più voluto avere contatti con la famiglia. "Sono contenta che il giudice abbia manifestato sensibilità per questi temi - ha detto l’avvocato Lucilla Tassi che rappresenta il Comune di Seregno che ha la giovane a carico - lei ora è in una località protetta, dopo aver ricevuto ampio sostegno dai servizi sociali, merita il futuro che desidera". La Procura aveva chiesto l’archiviazione. "La scelta della famiglia di organizzare il suo matrimonio non è mai stata caratterizzata da metodi costrittivi o minatori, ma di trattarla come una principessa e darle un futuro migliore, seppur la giovane ha sempre sentito le scelte familiari frutto della loro appartenenza culturale come lesive della sua libertà". Ma la giudice ha respinto la richiesta e disposto per i familiari della ragazza l’imputazione coatta.