Il lavoro cresce, ma resta precario. Ed è boom del reddito di cittadinanza

Salgono gli occupati per poche ore, mentre è al 14,6% la fascia di giovani “neet”, che non ha un impiego e non studia

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di Martino Agostoni

Il lavoro in Brianza non manca, ma non è tutto buono. E se il 2022 si chiude da un lato con un livello di occupazione in crescita che sfiora il 70%, un tasso di disoccupazione al 5,4% e le aziende che hanno ridotto dell’86% il ricorso agli ammortizzatori sociali, dall’altro lato bisogna contare anche che 4 nuovi contratti su 5 sono precari, aumentano i brianzoli con il reddito di cittadinanza e la fascia di giovani cosiddetti “neet“, che né lavora né studia, è al 14,6%.

I dati annuali dell’Osservatorio del mercato del lavoro e della formazione della provincia di Monza e Brianza parlano di 88mila nuovi avviamenti al lavoro nel 2022 rispetto ai poco più di 72mila del 2021. Ma "solo 1 nuovo contratto ogni 5 è stato a tempo interminato – spiega il segretario della Cgil di Monza e Brianza, Giulio Fossati – mentre il 53% dei contratti, quindi 1 ogni 2, è stato a tempo determinato, mentre i restanti rientrano nelle varie tipologie di lavoro atipico, di collaborazione e di lavoro somministrato. Eppure il 2022 è stato un anno positivo per l’andamento dell’economia brianzola, ma non ha ridotto il lavoro precario. Serve un intervento legislativo". Inoltre a fare la differenza non è solo il tipo di contratto, ma anche la sua durata e in Brianza il contratto medio nel 2022 è stato stipulato per 209 giorni lavorativi, e vuol dire che a fronte di chi ha avuto un posto per tutto l’anno, c’è chi è stato occupato per periodi minori e "ci sono stati anche contratti da meno di 10 giorni – aggiunge il sindacalista –. Questo comporta che si contano tanti contratti, e quindi tanti occupati, ma poi in realtà molti guadagnano poco". In pratica per la statistica si è lavoratori, ma nella realtà è un lavoro che non dà abbastanza da vivere.

E non è un caso che anche in Brianza, nonostante gli alti tassi di occupazione, siano in aumento le persone che arrivano a percepire il reddito di cittadinanza: erano 13.149 nel 2019, 20.856 nel 2021 e arriveranno a circa 22mila secondo la proiezione di fine 2022. Un settore dove il fenomeno del “lavoro povero“ è particolarmente diffuso in Brianza è quello del commercio e dei servizi, una realtà che impiega circa 10mila addetti, il 70% dei quali sono donne e in maggioranza inquadrati con contratti part-time cosiddetto “involontario“ perché le ore richieste sono poche. "Sono lavoratori che hanno già stipendi bassi – spiega Matteo Moretti, segretario Filcams Brianza, la sigla Cgil dei lavoratori del commercio – e che ora subiscono gli effetti dell’inflazione, dell’aumento dei tassi e dei costi dell’energia. Si rischia una situazione sociale drammatica, perché il rincaro del costo della vita che è previsto che durerà nel 2023, ricadrà sulle capacità di spesa di molte famiglie". E poi ci sono i giovani. Da un lato in Brianza un ragazzo ogni 7 (il 14,6%) tra i 15 e i 29 non fa niente, è un “neet“ (Not in education, employment, or training) dall’altro "ci sono tanti giovani qualificati che arrivati al termine del loro percorso formativo non trovano un impiego adeguato e se ne vanno altrove, spesso all’estero".