Il dramma di Paolino e della sua famiglia Accusato di omicidio, stroncato dal dolore

Ex assessore e volontario, aveva vegliato sorella e nipote per una settimana

Il dramma di Paolino e della sua famiglia  Accusato di omicidio, stroncato dal dolore

Il dramma di Paolino e della sua famiglia Accusato di omicidio, stroncato dal dolore

I corpi della nipote e della sorella furono ritrovati senza vita nella loro camera da letto e lui che abitava con loro e non sapeva cosa fosse successo alle due donne era finito in carcere con l’accusa di duplice omicidio.

A scagionare Paolo Villa, ex assessore di Ornago, all’apparenza l’assassino, fu l’autopsia. L’esame certificò che entrambe erano morte per cause naturali, conseguenze di un diabete la figlia 52enne, Marinella Ronco, infarto la madre, Amalia, 85. Una fine che si era trasformata in un incubo per il gigante buono, Paolino, come tutti chiamavano nel piccolo borgo alle porte di Monza il volontario instancabile, premiato con la benemerenza civica per il suo impegno. Lui, sempre pronto ad aiutare gli altri, ebbe un tracollo quella sera di febbraio di cinque anni fa, quando riaccompagnato da un conoscente dopo un lieve malore al bar, emerse che si era tenuto le salme in casa per una settimana. "Quando sono uscito dormivano", ripeteva agli inquirenti senza sosta. Scattò il fermo, ma il pensionato 77enne fu scarcerato 10 giorni dopo essere finito in cella, non era diventato un mostro, ci vollero, però, otto mesi per l’archiviazione. Paolo Villa è morto il giorno dopo il decreto, "come se aspettasse quel momento per raggiungere Amalia e Marinella", ricordano ancora oggi i suoi vecchi amici. Nel paesino tutti, senza eccezioni, si schierarono al suo fianco, nessuno credette alla sua colpevolezza.

Soprattutto i cugini, gli ultimi parenti rimasti, che non dubitarono mai, neanche un istante, nonostante il quadro sembrasse inchiodarlo: "Ci dev’essere un’altra spiegazione", dissero subito. E avevano ragione. Paolino se ne è andato mentre cenava alla casa di riposo di Ornago dove era entrato dopo il lutto e il dolore per tutto quello che era successo. Tanta sofferenza accumulata e un destino crudele ha voluto che si congedasse proprio quando era diventato ufficialmente innocente, senza più accuse e sospetti a macchiare una vita irreprensibile. Anche dietro a questa vicenda kafkiana c’è la solitudine.

Paolo senza la sorella e la nipote non sapeva più cosa fare. E lo svenimento davanti al bancone quel 10 febbraio 2018 ha portato a galla tutto il suo dramma. Barbara Calderola