
di Martino Agostoni
I brianzoli hanno sempre più soldi sui loro conti corrente e anche minori debiti con le banche. E se nell’ultimo decennio quella che sembra essere una tendenza positiva, di aumento della ricchezza presente sul territorio, è proseguita con una certa costanza ma lentamente, con l’emergenza Covid degli ultimi mesi – conferma anche il gruppo bancario Intesa San Paolo – si è avvertita una forte impennata. Ma, a dispetto di ciò che si può pensare, avere montagne di soldi depositate in banca non è un buon affare per nessuno.
Anzi l’aumento di accumuli di denaro, che non c’entra né col buon risparmio familiare né con la proverbiale reputazione dei brianzoli di essere un po’ tirchi e calcolatori quando c’è da mettere mano al portafoglio, è un indicatore di sfiducia e non di benessere, che causa una contrazione dei consumi e denota una ridotta capacità d’investimento. E non è un caso che sia un fenomeno cresciuto in particolare dopo il 2008 con la crisi economica e che nell’ultimo quindicennio i depositi presenti nelle banche dei 55 Comuni della provincia brianzola siano raddoppiati, dai 9,4 miliardi di euro complessivi del 2004 al record registrato l’anno scorso di 18,7 miliardi di euro.
E’ la Banca d’Italia a pubblicare ogni anno la statistica sui depositi e gli impieghi (i prestiti) bancari relativi a tutte le province italiane e, a partire dall’edizione del 2004, l’ufficio statistica del Comune di Monza seleziona ed elabora i dati relativi all’area targata Mb. Gli ultimi valori completi disponibili riguardano il 2019, anno in cui si è raggiunto il nuovo record di depositi bancari presenti nelle banche della Brianza con 18,7 miliardi di euro, in aumento dell’11,4% rispetto al 2018 che era invece stato il primo anno nell’ultimo decennio in cui c’era stato un calo sensibile (dai 18 miliardi del 2017 ai 16,8 del 2018).
Sono numeri che da un lato confermano che la Brianza non è certo un territorio povero, con un valore di deposito medio per abitante di 21.316 euro, ma dall’altro indicano che nonostante la ricchezza generale, la tendenza è di tenere i soldi fermi, chiusi al sicuro in banca, in attesa di momenti migliori.
Ed è una situazione che con l’emergenza Covid è cresciuta ancora di più: "In questa fase di incertezza la propensione al risparmio precauzionale degli italiani è aumentata notevolmente – conferma Gianluigi Venturini, direttore regionale Milano e provincia di Intesa Sanpaolo –. Il fenomeno ha interessato anche le imprese che, in aggregato, hanno aumentato le riserve di liquidità. Come ha infatti recentemente ricordato il nostro Ceo Carlo Messina, negli ultimi mesi i depositi delle imprese italiane sono cresciuti di 50 miliardi di euro, che non vengono però indirizzati a nuovi investimenti. Anche Milano e Monza non sfuggono a questa dinamica". I dati di Intesa San Paolo indicano come i depositi delle imprese brianzole nei primi 7 mesi del 2020 siano in linea con il trend nazionale e "continuano a registrare una forte crescita, pari a +9,8% rispetto al 2019 e un picco a luglio del +14,6%. In valore assoluto, da inizio anno a luglio i depositi delle imprese dell’area sono aumentati di circa 7 miliardi".
In Brianza sono meno costanti anno per anno i cosiddetti impieghi (quindi i prestiti, i mutui, i fidi, gli scoperti, i finanziamenti) ma i dati della Banca d’Italia indicano un calo a partire dal 2011, quando dal record di 23,1 miliardi si è passati ai 16,6 miliardi del 2019. Per il 2020 è Intesa San Paolo a fornire il dettaglio dei dati relativi alle imprese e per l’area milanese gli impieghi sono in crescita (+6,8% a luglio). Ma, spiega Venturini, "assistiamo, in generale, a un rallentamento della domanda, ma ciò nonostante dovremo continuare a dare stimolo alla produzione e ai consumi con l’obiettivo di ripristinare la fiducia. Come primo gruppo bancario del Paese abbiamo fatto la nostra parte e continueremo a intervenire con iniziative importanti come la moratoria e la finanza a supporto della congiuntura pandemica. Riteniamo sia necessario in questa fase procrastinare le misure intraprese a favore di imprese, artigiani, commercianti e famiglie".