"La radiografia mostrava il ginocchio quasi normale e l’anca distrutta. La limitazione funzionale era lì". Uno dei casi in cui non si doveva procedere con la protesi al ginocchio per il professor Antonino Previtera, ortopedico di lungo corso e docente universitario, nominato consulente tecnico dalla Procura di Monza nell’inchiesta che ha portato al processo per le presunte lesioni gravi ai pazienti i chirurghi ortopedici Marco Valadè e Fabio Bestetti. L’esperto ha valutato 900 cartelle cliniche e oltre 6.000 radiografie. Ieri il consulente si è sottoposto al controesame dei difensori degli imputati e del Policlinico di Monza, dove erano in servizio i due medici all’epoca della vicenda, chiamato come responsabile civile. Tra i casi esaminati, quello del paziente operato da Marco Valadè, che non si è costituito parte civile perché soddisfatto della protesi visto che i trattamenti precedenti non avevano dato risultati. Invece per il consulente rientra tra i pazienti "con indicazione all’intervento non sufficientemente giustificata" che non sono stati sottoposti "alla terapia antinfiammatoria giusta" e a "necessari approfondimenti diagnostici" che avrebbero potuto evitare "una inutile e dannosa protesi preventiva".
L’inchiesta ha inizialmente aperto il coperchio su reati di corruzione per cui Valadè e Bestetti hanno patteggiato pene tra i 3 anni e 4 mesi e i 2 anni e 8 mesi. Poi si è aperto anche il filone relativo alle presunte lesioni personali gravi. Ma già 5 imputazioni sono state cancellate dalla prescrizione. Sono solo 22 i pazienti che si sono costituiti parti civili, ma sono 91 gli interventi individuati, alcuni dei quali che risalgono ormai già al 2014 e 2015. Dal canto loro gli imputati sostengono di avere agito solo per il bene dei pazienti, tanto che alcuni di loro sono rimasti a farsi curare anche dopo lo scoppio dello scandalo.
S.T.