Una vicenda kafkiana, tra l’assurdo e l’incomprensibile. Con uno sfondo di giallo alla Agatha Christie. Scena del “crimine“, due palazzine in via Sant’Aquilino a Varedo. Dove quotidianità diurna e sogni notturni sono agitati da un misterioso cecchino, che si diverte a colpire tetti, antenne, persiane e balconi. Un incubo che da un anno e mezzo va vivere quaranta famiglie nell’ansia e nella paura. Tutti in allerta. Per trovare un indizio, un volto e soprattutto un perché.
"Sono già stato informato un anno e mezzo fa dai carabinieri di questa vicenda – spiega il sindaco, Filippo Vergani -. Hanno fatto, e continuano a fare, le loro indagini ma al momento non hanno dato esito. Mi spiace per i cittadini, per una situazione sicuramente inconcepibile". Anche i residenti, colpiti con frequenze del tutto casuali, almeno all’apparenza, cercano di capire da dove arrivino i proiettili.
"All’inizio sembrava che gli spari arrivassero dalla direzione di Bovisio – racconta ancora il primo cittadino –, ma non ci sono conferme, non si sa nulla di preciso. Di certo, so solo che viviamo in un mondo assurdo". Un gioco surreale, di quelli che potresti immaginare solo su una playstation. Senza senso e pericoloso, messo in atto da qualcuno che sicuramente vive sul filo di precari equilibri ed equilibrismi mentali.
Il primo grilletto è scattato nel giugno del 2023. Salta la televisione in uno dei due condomini. I residenti allertano l’amministratore, che fa arrivare il tecnico. Che si trova davanti alla sorpresa. Decine di buchi sul tetto, sull’antenna. Un cavo danneggiato. E alcuni bossoli per terra. Parte la prima denuncia ai carabinieri. Iniziano i primi accertamenti. Nel frattempo, ecco nuovi episodi, che fanno accapponare la pelle ai residenti, che speravano di poter chiudere la vicenda con il classico caso isolato. Così non è.
"Abbiamo paura, non capiamo cosa stia succedendo e temiamo di essere colpiti", raccontano alcuni residenti di via Sant’Aquilino. In molti stanno cambiando le loro abitudini quotidiane, per questi misteriosi "atti persecutori e intimidatori", come si possono definire. Le tapparelle spesso abbassate. Le uscite nei terrazzi limitate più possibile e vissute sempre con l’angoscia (in molti se ne sono ormai privati completamente). Il tratto tra il parcheggio e le mura condominiali fatto sempre con passo svelto. Con una sensazione crescente, che triplica disagio e terrore, quella che mister X non si limiti più a sparare ad altezza tetto ma stia sempre più pensando di andare verso l’altezza uomo.