C.B.
Cronaca

Contro l’abbandono scolastico, il “Il Carro e il mare” è un “salvagente“ per ricominciare

La barca a vela insegna il rispetto di ruoli e compiti. Il progetto per ragazzi dai 13 ai 18 anni

Il Carro e il mare. Un “salvagente“ per ricominciare

La “scuola per mare“ è il progetto del Carro e associazione I Tetragonauti

Da 25 anni la Scuola popolare è il cuore dell’attività per l’impresa sociale Il Carro, nata per aiutare i ragazzi che non sono riusciti a terminare la terza o che hanno abbandonato la scuola superiore. Per alcuni l’unico contatto con il mondo esterno sono i social e i tornei ai videogame online. Il Carro accoglie i ragazzi fragili in cui qualcosa "si è inceppato" e non riescono più ad andare avanti. I bisogni sono tanti e ciascuno ha il proprio, per questo occorre un’équipe multidisciplinare fatta da un educatore pedagogista, una psicologa psicoterapeuta, volontari e maestri di laboratorio. Si arriva tramite la scuola, quando i ragazzi non vogliono più frequentare, oppure tramite gli assistenti sociali o il passaparola tra le famiglie. "Il nostro obiettivo – spiega la direttrice de Il Carro, Simona Ravizza – è riattivarli, fare scattare qualcosa per riorientarli verso la scuola, verso corsi formativi oppure verso il lavoro". Il target sono i ragazzi dai 13 ai 15 anni, che devono superare l’esame di terza media, oppure la fascia 15-18 rimasti nel limbo, senza studiare né lavorare. Tra le due fasce di età il centro segue circa 120 ragazzi all’anno, compresi una settantina come doposcuola. "Il cliché del comportamento è la manifestazione esterna di quello che vivono dentro – racconta la direttrice –. Quando riesci a intercettarli ripartono. Percentuale di successo: per la terza media il 100%; per le superiori il 60-70% torna a scuola o in un corso professionale e si diploma; alcuni trovano lavoro, qualcuno invece si perde". Tra i vari strumenti utilizzati, uno dei più efficaci e affascinanti è la “scuola per mare“ con l’associazione I Tetragonauti con i moduli residenziali (primaverile e autunnale). Destinatari: ragazzi tra i 14 e i 18 anni, metà italiani, metà di origine straniera, ma anche giovani di buona famiglia con storie travagliate.

Vivono un’esperienza comunitaria in barca a vela: romantico a dirsi, un po’ meno nella pratica. Perché i ragazzi sperimentano convivenza in spazi ristretti, rispetto dei ruoli e dell’autorità dello skipper e anche obbedienza incondizionata a quest’ultimo, pena il rischio per l’incolumità propria e degli altri. Il percorso residenziale ha una fase di pre-navigazione in cui vengono sottolineati questi aspetti nella scelta dei candidati, la fase di navigazione e quella post, in cui i ragazzi vengono accompagnati al reinserimento in percorsi formativi, di orientamento e di avviamento al lavoro.