I trafficanti di droga non parlano ma hanno chiesto i domiciliari

Bocche cucite per il terzetto accusato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti per un carico di pasta di cocaina nascosta nei ceri votivi provenienti dal Perù e raffinato in un appartamento di Cesano Maderno. I due italiani di 42 e 52 anni, C.M. e L.C., residenti a Cesano Maderno e il peruviano di 39 anni da poco arrivato in Brianza, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del gip del Tribunale di Monza Gianluca Tenchio che ieri mattina li ha incontrati in carcere per la convalida degli arresti.

Tutti hanno chiesto di sostituire la misura cautelare del carcere chiesta dal pm monzese Marco Giovanni Santini con quella degli arresti domiciliari. Il giudice si è riservato di decidere. Pare che i due italiani, entrambi con precedenti di polizia ma non relativi alla droga, fossero tornati da poco in libertà. L.C. vive con la madre e stava lavorando, sostiene il suo avvocato di fiducia, Erika Cappelletti, che ora vuole accedere agli atti per capire quali sono i fatti contestati. Gli arresti sono stati eseguiti dalla Squadra Mobile della Questura di Monza sotto il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine e in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della polizia di Stato e la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Milano oltre che dalla Procura di Monza. L’ipotesi potrebbe essere che nel business illecito che, completato il ciclo di raffinazione della droga, se immessa sul mercato, avrebbe fruttato all’ingrosso 200mila euro, possa essere coinvolto qualche personaggio appartenente o legato alla malavita della zona, grazie al quale potrebbero essere stati avviati i contatti con il cartello di trafficanti del Sudamerica.

S.T.