MONICA GUZZI
Cronaca

I primi 130 anni della Cgil. Dalla rivoluzione industriale alle sfide della modernità. Con l’orgoglio di esserci

Sabato la Camera del Lavoro di Monza e Brianza festeggia il suo compleanno. Sul tavolo la mobilitazione per la manifestazione del 7 ottobre, ma anche un regalo.

Era il 1° ottobre del 1893. Nasceva 130 anni fa la Camera del Lavoro di Monza, fra le prime in Italia e di poco successiva a quelle storiche di Milano, Torino e Piacenza. Il progetto muoveva i suoi passi sulla base di una larga intesa tra le associazioni operaie di diverso orientamento, cattoliche e socialiste: una Lega di resistenza arti e mestieri e, soprattutto, le società di mutuo soccorso nate sotto la necessità molto sentita dai lavoratori di trovare insieme le risposte alle esigenze comuni. Erano la società mutua generale operaia, le società mutua meccanici, cappellaj, cappellaj foresti, prestiai, la società mutua cattolica e la società mutua cooperativa meccanici. Un anno dopo gli iscritti erano 1.959, il 60% cappellai (988 uomini e 181 donne), seguiti dai meccanici (260), dai tessitori e tessitrici (152) e dai tintori (91). Erano i tempi dell’industria del cappello - che solo a Monza occupava ben 3.842 operai - e del tessile, con 4.004 occupati tra cotonieri e setaioli in città e altri 12.410 nel circondario. Allora i meccanici erano rari: solo 698 in città e 733 nel circondario, ma attivissimi. È infatti loro il più alto tasso di partecipazione (37%), seguiti da cappellai e tessili.

Il primo grande sciopero con tro l’abbassamento del cottimo è nel ’98, al Cotonificio Fossati, per il riconoscimento della Camera del Lavoro, e si conclude con la vittoria delle operaie e la loro adesione massiccia all’organismo sindacale. Il 7 maggio 1898, però, in coincidenza con la sanguinosa repressione di Bava Beccaris delle agitazioni milanesi, l’esercito spara contro la folla accorsa a una manifestazione pacifica davanti alla Caserma di Monza. Ci sono 7 morti e 18 feriti, a cui seguono l’arresto dei dirigenti socialisti, fra cui il segretario Ettore Reina, la chiusura della Camera del Lavoro, la soppressione del giornale “La Brianza Lavoratrice”.

Il Governo proclama lo stato d’assedio in tutto il paese, ma è l’ultimo colpo di coda prima della svolta liberale di Giolitti.

Ed è sempre legato al cappello il primo contratto collettivo di lavoro: il Concordato Collettivo di Monza del 1902, firmato da Ettore Reina e dall’industriale Carlo Ricci che, sulla base di questa esperienza, fonderà la Federazione degli Industriali Monzesi, primo esempio italiano di associazione padronale territoriale.

Una storia ricca e avventurosa, che la Cgil di Monza e Brianza festeggia con uno spettacolo teatrale dal titolo scelto tutt’altro che a caso: “Senza togliersi il cappello - Le voci del lavoro”. Un’opera inedita e autoprodotta frutto dell’impegno collettivo di persone provenienti da diversi ambiti, dal teatro alla ricerca storica, dalla scuola al sindacato, che farà rivivere sul palcoscenico quegli anni di lotte e di battaglie. L’appuntamento è per giovedì 12 ottobre al Teatro Manzoni: in scena le prime azioni del movimento operaio mentre sul fondale scorrono le storie dei lavoratori impiegati nei cappellifici, botteghe tradizionali che, presenti a Monza fin dal XVII secolo, si trasformano velocemente in vere e proprie industrie. In pochi decenni Monza diventa la “città del cappello”, il maggior centro di produzione al mondo del settore con esportazioni a Parigi, Londra, Amburgo, Berlino, ma anche in America, in Australia e persino in Cina.