Solitudine, mancanza di prospettiva per il futuro. Le nostre paure diventano pesanti: Covid, guerra, povertà pesano sugli adulti, ma soprattutto sui giovani che non vedono un percorso tracciato per il loro domani. Le certezze sul futuro diventano vaghe promesse e i ragazzi si sentono in balia della casualità. Per questo si “attaccano” al desiderio di un oggetto, per la soddisfazione di un attimo; la conquista di una felpa firmata, da avere a tutti i costi e non importa quali siano le conseguenze.
Legge così la difficile realtà dei ragazzi monsignor Silvano Provasi, educatore e arciprete del Duomo di Monza. "La bramosia dei bulli di pretendere con la forza la giacca a vento firmata Moncler e persino le scarpe, le famose Timberland, c’era anche negli anni ‘80" fa osservare un insegnante. "Può darsi - ribatte monsignore - ma è comunque sbagliato. È il consumismo che pretende l’oggetto del desiderio del momento, da avere “qui e ora”, ma che tanto poi finisce nel nulla. E domani si desidera ardentemente qualcos’altro". Secondo il sacerdote, il tema vero è la solitudine: i ragazzi non si trovano più in gruppi di 10 o 15, escono in 3 o 4 e poi il gruppetto si sfilaccia ulteriormente e restano in due o da soli, con le loro paure, in un futuro senza certezze. "Anche negli anni ‘50 e ‘60 non c’erano certezze - ricorda il Don - ma solo promesse. Bisogna riabituarsi a vivere sulle promesse. Da qui il tema della fede, ma anche della speranza laica di lavorare per un futuro, anche se incerto. Il razionalismo ci porta a volere certezze a tutti i costi; ma in realtà anche la scienza non ha certezze definitive, pensiamo a tutto il dibattito sui vaccini, fra favorevoli e contrari". Il pensiero relativista lascia i ragazzi senza punti di riferimento: "si ritardano i matrimoni - dice monsignor Provasi - perché non si è mai sicuri. Tutto diventa consumo istintivo, per poi sentirsi traditi".
C.B.