I Catari di Monforte e la ricerca della felicità

Al Tambourine di Seregno arriva l’ex La Crus Cesare Malfatti con uno spettacolo-concerto ispirato al saggio scritto dal nonno materno

I Catari di Monforte e la ricerca della felicità

I Catari di Monforte e la ricerca della felicità

di Fabio Luongo

Una storia antica, che parla di libertà e di vita, di uomini mossi dal dubbio e dalla rivolta, e di ricerca della felicità. Una vicenda che arriva dal passato per interrogare il presente e che ha ricongiunto l’autore anche con un’eredità familiare. È il progetto “I Catari di Monforte a Milano“ del musicista e cantautore Cesare Malfatti, già fondatore dei La Crus: giovedì alle 21.30 prenderà la forma di uno spettacolo-concerto sul palco del Tambourine di via Carlo Tenca, mescolando musica, canzoni e parti recitate. Punto di partenza, il saggio storico “I Catari di Monforte“ scritto a fine anni Settanta da Domenico Garelli, che di Malfatti era il nonno materno: un testo che narra la vicenda dell’eresia catara di Monforte d’Alba, stroncata nel 1028 con il rogo degli eretici a Milano, nel luogo che poi, proprio per questo, prese il nome di corso Monforte. Ispirato da questi fatti l’artista milanese ha realizzato un disco, che ora dal vivo prenderà le vesti del teatro-canzone.

Com’è nato il progetto?

"Da quando ho iniziato a fare dischi ho sempre cercato di avere un concetto di partenza che legasse tutti i brani dell’album. In questo caso si trattava di un’idea che avevo da parecchio tempo, perché in casa la storia di questa ricerca fatta da mio nonno girava. Lo storico non era il suo lavoro normale, lui era un ingegnere: trasferito a Milano, si chiedeva come mai lì ci fosse un corso Monforte, lui che da torinese era legato a Monforte d’Alba. Fece alcune ricerche e venne fuori questa storia dei Catari, che risale all’anno Mille, e sui cui nel ‘78 pubblicò un libriccino".

Questo spunto come si è trasformato nelle canzoni del disco e dello spettacolo?

"Io lavoro così, da molti anni: creo parecchia musica e poi, in un secondo momento, decido come farla diventare canzoni. Faccio girare le storie che ho in mente tra vari amici autori di testi e dò loro una serie di composizioni su cui lavorare. Leggendo tali storie, in questo caso le vicende dei Catari a Milano, scelgono un pezzo tra i provini musicali e ne scrivono il testo".

Nel disco ci sono alcuni dei maggiori autori del panorama indipendente, come Giulio Casale, Luca Morino, Alex Cremonesi, Luca Gemma.

"Sono tutti amici e persone con cui ho condiviso, coi La Crus, un po’ tutta la musica degli anni ‘90".

E una volta nati i brani?

"Ho messo insieme le canzoni dando forma all’album, grazie alla casa discografica che mi segue in questi progetti. E grazie a un collegamento col Comune di Monforte il cd è stato pubblicato assieme a un libro che contiene i testi delle canzoni, la riedizione del libro di mio nonno e uno scritto del documentarista Fredo Valla".

Le musiche sono un intreccio di sonorità ipnotiche, elettronica, trip hop, rock, canzone d’autore.

"È un po’ la mia eredità musicale: dai tempi dei La Crus abbiamo sempre alternato ricerca musicale, elettronica, strumenti acustici, giocando su questi contrasti".

In uno dei brani tornano Milano e la notte, due elementi ricorrenti nel suo lavoro, già coi La Crus e con i Dining Rooms.

"La Crus e Dining Rooms sono gruppi di Milano e quindi ne hanno parlato spesso, ma qui è stata solo una felice coincidenza. La canzone racconta il momento più importante di quello che è successo in corso Monforte quando i Catari sono stati bruciati sul rogo, racconta la situazione di Milano in quella notte".

Un po’ come fece De André con “La buona novella“, un tema apparentemente religioso diventa lo spunto per raccontare l’uomo, i suoi dubbi, la ricerca della libertà e della felicità.

"Sì, i testi delle canzoni prendono questa storia dei Catari, molto interessante e strana, pure per come sono stati osteggiati e distrutti, e la usano come pretesto per parlare di temi anche altri, che ci riguardano".