I 61 licenziamenti alla Flowserve. Dal piano assunzioni ai tagli: "Piombati nell’incubo in 5 mesi"

Sciopero davanti ai cancelli dell’azienda che ha deciso di spostare in India parte della produzione "Ci stanno rubando il futuro". Col fiato sospeso anche i colleghi dello stabilimento di Desio.

I 61 licenziamenti alla Flowserve. Dal piano assunzioni ai tagli: "Piombati nell’incubo in 5 mesi"

I 61 licenziamenti alla Flowserve. Dal piano assunzioni ai tagli: "Piombati nell’incubo in 5 mesi"

Un secondo taglio netto al personale dopo quello del 2020 (45 posti saltati ai tempi del Covid): 61 in bilico adesso alla Flowserve Valbart, a Mezzago, su 179 superstiti. Da cancellare per la direzione la produzione di valvole per l’estrazione del petrolio e del gas, ieri lo sciopero ai cancelli della multinazionale americana, nel borgo brianzolo da 20 anni e con un secondo stabilimento a Desio, "quasi altri 400 lavoratori", ricordano Adriana Geppert della Fiom-Cgil Brianza e Gloriana Fontana della Fim-Cisl Monza Brianza Lecco. "Licenziamenti inaccettabili – spiegano le sindacaliste –, abbiamo chiesto il ricorso agli ammortizzatori sociali, alla cassa integrazione per salvaguardare l’occupazione e il futuro del sito". Qui, secondo il Gruppo che vuole esternalizzare in India proprio le linee dalle quali escono le valvole, resteranno gli attuatori, "altri componenti degli impianti per l’Oil&Gas". La presenza in forze dei colleghi di Desio racconta il timore delle tute blu, nessuno si sente più al sicuro. "Ci stanno rubando il futuro", dicono gli operai che aspettano la raccomandata con la più brutta delle notizie: "Non hanno ancora fatto i nomi, ma c’è un elenco di mansioni". "Praticamente una condanna per chi come noi, quasi tutti sui 50 anni con mutui da pagare e figli da mantenere, rischia di dover ricominciare tutto daccapo". "Sono già state delocalizzate altre attività, il 90%, ma i risultati dell’operazione sono stati tutt’altro che brillanti, vista la scelta di oggi, a pagare il conto, però, non possono essere i lavoratori", sottolineano Fim e Fiom. "Non si può più permettere alle multinazionali di andarsene dove la manodopera costa meno per fare più soldi lasciando decine di famiglie in mezzo alla strada.

Il fatturato della fabbrica di via delle Industrie si aggira sui 30 milioni, gli ordini ci sono. È assurdo lasciare". I metalmeccanici hanno già chiesto ai tavoli "di seguire tutte le strade per tutelare il personale". L’adesione alla protesta di quattro ore "è stata totale". La solidarietà fra colleghi è forte, il timore è che domani tocchi a chi oggi è escluso dalla sforbiciata. "Ma per quanto?", s’interrogano le tute blu del reparto che resterà qui. "E pensare che a fine novembre ci erano stati prospettati turni e l’arrivo di rinforzi, parlavano di assumere. Cinque mesi dopo ci ritroviamo quasi alla porta. Non si può vivere così".