
Un caso emblematico "di tutto quel che non si deve fare quando il mercato rallenta e cioè scaricare sugli operai il calo di lavoro".
Accordo all’ultimo minuto fra la Hydro Extrusion di Ornago, produttore norvegese di profilati in alluminio, e i sindacati sugli esuberi che passano da 9 a 8, "ma soprattutto i licenziamenti non saranno più unilaterali, decisi cioè dalla sola azienda", spiega Adriana Geppert della Fiom-Cgil Brianza.
Non è questione di lana caprina, ma sostanziale per i metalmeccanici che dopo l’annuncio dei tagli avevano scioperato compatti difendendo il diritto di tutti a rimanere. In Brianza gli addetti sono 145, 104 dei quali sulle linee, dove ci sarà la sforbiciata. Alla fine di un lungo confronto, la firma per uscite volontarie con sostegno economico e corsi per il ricollocamento messi a disposizione dalla multinazionale, sono questi i contenuti dell’intesa arrivata dopo un muro contro muro.
"Ammortizzatori e cassa integrazione sono gli strumenti che le imprese devono utilizzare per rispondere al calo di domanda – sottolinea la sindacalista –. Insieme a un piano di riorganizzazione industriale che punti alla salvaguardia dell’occupazione quando cambia lo scenario. Concetti che abbiamo ribadito anche in Regione. È così che si misura la responsabilità sociale delle imprese e non sulle troppe parole che spesso spendono in proposito e che poi non mettono in pratica". Il caso Hydro per Fim e Fiom "era ancora più inaccettabile, alla luce dei profitti degli ultimi anni. Nel 2022 grazie al superbonus edilizio 110% il risultato operativo della società ha superato i 25 milioni in Italia (c’è anche un sito a Feltre, in Veneto), ma davanti a una contrazione del giro d’affari a rimetterci devono essere i lavoratori".
La battuta d’arresto garantirà comunque 10 milioni di Ebitda, l’utile prima di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti. Non certo conti in rosso".
Bar.Cal.