"Green pass all’ingresso, poi tutti ammassati"

Gli avvocati della Camera penale di Monza puntano il dito contro le contraddizioni delle misure anti-Covid a palazzo di giustizia

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di Stefania Totaro

"Sottostare ai controlli per l’ingresso in Tribunale, mascherina, rilevazione temperatura ed esibizione del green pass per poi ritrovarsi ammassati a decine una volta al suo interno".

A rilevare il paradosso delle misure contro il diffondersi del Covid 19 al palazzo di giustizia di piazza Garibaldi sono gli avvocati della Camera penale di Monza, presieduta da Noemi Mariani. Il ‘dente avvelenato’ riguarda il rinvio di processi davanti ad alcuni giudici monocratici che hanno lasciato il loro incarico per trasferirsi l’anno scorso all’ufficio del giudice per le indagini preliminari sempre al Tribunale monzese.

"Ciò ha determinato il trasferimento del loro ruolo ad altri giudici incaricati di disporre il rinvio delle udienze, che spesso causa assembramenti dei difensori interessati in aule già occupate da altri giudici, aule di dimensioni del tutto insufficienti a garantire un pur minimo distanziamento", spiega l’avvocata Mariani. Un’organizzazione che si scontra con lo zelante e giustissimo intervento delle guardie di sorveglianza all’ingresso del Tribunale, chiamate a bloccare ogni ultracinquantenne che non risulti in regola con il green pass, a costo, come è successo ancora ieri ad un’avvocata che doveva recarsi in cancelleria per un fascicolo ma il suo green pass risultava scaduto e quello nuovo non era ancora arrivato, di venire respinti salvo recarsi immediatamente ad eseguire un tampone per ottenere il lasciapassare. Il Consiglio direttivo della Camera penale si è offerto di trovare una soluzione.

"Abbiamo da tempo comunicato ai dirigenti degli uffici giudiziari la disponibilità a ricevere in anticipo la notizia dei rinvii delle udienze garantendo la presenza in aula di un nostro consigliere in sostituzione di tutti i colleghi - sostiene la presidente della Camera penale monzese - Ma ciò è purtroppo avvenuto solo saltuariamente e la giustificazione di questa mancanza è stata individuata nelle difficoltà organizzative delle cancellerie, ma deve essere rispedita al mittente perché si infrange contro la disarmante semplicità della soluzione invocata, che è l’invio di una sola mail". Gli avvocati penalisti brianzoli chiedono quindi che la loro condivisione delle prescrizioni anti pandemia vada di pari passo con la pretesa "di identica sensibilità da parte dei nostri interlocutori istituzionali" per evitare che siano loro le vittime del contagio.