Gli spacciatori di Telegram. Patteggiamenti e riti abbreviati per i tredici della Mini Cooper

Ideatore un ragazzo di 20 anni che aveva creato tre canali online su cui ordinare la droga. Monitorate 2mila consegne in via virtuale, in vendita (per finta) anche patenti e servizi di doxing.

Gli spacciatori di Telegram. Patteggiamenti e riti abbreviati per i tredici della Mini Cooper

Gli spacciatori di Telegram. Patteggiamenti e riti abbreviati per i tredici della Mini Cooper

Raffica di patteggiamenti, riti abbreviati e pure di messa alla prova. A chiederli all’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Monza Marco Formentin i membri della banda sgominata lo scorso ottobre dalla Squadra mobile della Questura di Monza che vendeva la droga su Telegram, dove migliaia di iscritti potevano scegliere hashish, cocaina e marijuana, ordinabile nascondendo la propria identità dietro un semplice nickname. L’indagine “Cooper“, dal modello di auto utilizzato dagli spacciatori, aveva portato all’arresto di 5 persone. Ma ora sono 13 gli imputati che torneranno a maggio per la quantificazione delle pene. Tra gli arrestati anche un 20enne monzese, ideatore del sistema di vendita online che prevedeva la scelta, grazie a foto e offerte a prezzi decrescenti, l’invio dell’ordine tramite il canale social, e poi la consegna organizzata attraverso un sistema di “meet up“, cioè brevi incontri tra venditore e acquirente concordati sul canale. Era maggio 2022 quando i poliziotti lo hanno scoperto monitorando un profilo e sono riusciti a risalire al canale online. Analizzando le centinaia di fotografie i poliziotti hanno identificato l’amministratore e altri due canali social dello stesso tipo, con migliaia di iscritti, gestiti dal giovane. Gli investigatori sono poi risaliti ai fornitori del giovane, che già spacciavano al dettaglio tra Lissone, Desio, Seregno, Triuggio, Albiate e Carate Brianza. La banda si spostava con due Mini Cooper. Nel corso dell’indagine sono state documentate circa 2mila cessioni di stupefacenti, per un volume d’affari di oltre mezzo milione di euro. Ma il 20enne non si accontentava di vendere droga e utilizzava i canali social anche per pubblicizzare la vendita di altri prodotti illegali come documenti falsi, comprese patenti di guida, e servizi di doxing (scoprire informazioni personali su un contatto internet anonimo con l’obiettivo di svelarne la reale identità), che avrebbe consegnato con le stesse modalità degli stupefacenti. Ma in realtà in questo campo il 20enne truffava i suoi potenziali acquirenti, prendendo i soldi in anticipo senza consegnare nulla.

Gli investigatori hanno quantificato in 60mila euro l’ammontare delle truffe messe a segno in soli 6 mesi, a cui si aggiungono gli oltre 100mila euro guadagnati con la droga.