
A Monza il mattatore Arturo Cirillo porta un scena in personaggio immortale "La mia passione nasce dalla prima volta che lo ascoltai al San Carlo di Napoli".
Prende il via la rassegna “Grande prosa“ del teatro Manzoni con “Don Giovanni“, riadattato da Arturo Cirillo, regista e mattatore in scena. Appuntamento oggi e domani alle 21 e domenica alle 16. Una produzione di Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale. Biglietto intero, da 17 a 30 euro. Arturo Cirillo porta in scena l’iconica figura di Don Giovanni e racconta questo mito, incrociando forme e codici diversi in uno spettacolo che conserva di Molière la trascinante capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo; del librettista Lorenzo Da Ponte la poesia e una leggerezza quasi drammatica e di Mozart il mutevole tessuto musicale che di questa vicenda racconta sia la grazia che la tragedia ineluttabile.
Ne sortisce un’opera di irresistibile bellezza e forza che restituisce la storia di una sfida al destino, di una danza disperata, ma vitalissima, sempre sull’orlo del precipizio. "La mia passione per il personaggio di Don Giovanni e per il suo inseparabile alter ego Sganarello (come Don Chisciotte e Sancho Panza) - racconta Arturo Cirillo - nasce all’inizio soprattutto dalla frequentazione dell’opera di Mozart/Da Ponte. Sicuramente i miei genitori mi portarono a vederla al San Carlo di Napoli; poi vidi il film che ne trasse Joseph Losey nel 1979. Ma l’incontro veramente decisivo con questo personaggio, e con l’opera mozartiana, avvenne intorno ai miei vent’anni, quando frequentavo l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Uno storico insegnante di Storia della Musica, Paolo Terni, ci fece lavorare proprio sul “Don Giovanni“, in una forma di “recitar-cantando“ in cui ci chiese di interpretare il bellissimo libretto di Da Ponte. Recitavamo rapportandoci con la musica di Mozart e in quella occasione questa irrefrenabile corsa verso la morte (l’opera si apre con l’assassinio del Commendatore e si conclude con lo sprofondare di Don Giovanni nei fuochi infernali) mi è apparsa in tutta la sua bellezza e forza. Negli anni successivi, tra i miei autori prediletti si è imposto decisamente Molière. Quindi mi è parso naturale lavorare su una drammaturgia che li riguardasse".