Fallimento Bames in aula Fuori gli ex lavoratori

Parti civili per i danni causati dal licenziamento, “estromessi“ dalle norme Covid. Oggi dal gip i figli di Bartolini senior per i quali il pm ha chiesto 5 anni e 10 mesi

I lavoratori ex Bames in tribunale

I lavoratori ex Bames in tribunale

di Stefania Totaro

Si apre il processo per il fallimento della Bames. Ma gli ex dipendenti parti civili restano fuori dal Tribunale per le disposizioni anti Coronavirus che impongono di evitare assembramenti. E si torna in aula a fine febbraio perchè, sempre a causa dell’emergenza Covid che ha causato il lockdown anche dell’attività giudiziaria, i giudici hanno molti procedimenti penali arretrati da smaltire. Ieri mattina è iniziato al Tribunale di Monza il dibattimento per la presunta bancarotta fraudolenta della società vimercatese, fiore all’occhiello della Silicon Valley brianzola e finita invece per chiudere i battenti lasciando a casa 480 lavoratori.

Alla sbarra il patron Vittorio Romano Bartolini, ritenuto con i figli amministratore di fatto della Bames, i due manager Luca Bertazzini e Giuseppe Bartolini, (solo omonimo dei familiari indagati), nonchè i tre professionisti membri del collegio sindacale di Bames, Riccardo Toscano, Angelo Sandro Interdonato e Salvatore Giugni. E anche l’israeliano Cats Oozi come ex amministratore di Telit Italia, Per loro il processo davanti al collegio del Tribunale di Monza doveva aprirsi il 16 aprile scorso, ma il lockdown da Covid-19 l’ha fatto slittare di cinque mesi. I figli di Bartolini senior, Massimo Vittorio e Selene, hanno invece chiesto il giudizio abbreviato che riprende oggi davanti alla giudice monzese Patrizia Gallucci.

Il pm Rosario Ferracane ha chiesto per entrambi la condanna a 5 anni e 10 mesi di reclusione. Il dibattimento si è aperto con una serie di eccezioni preliminari, tutte respinte dai giudici. Grandi assenti i rappresentanti degli ex dipendenti Bames, costituiti parti civili per i danni morali che il licenziamento avrebbe loro causato. In quattro volevano, come hanno sempre fatto, assistere all’udienza, ma sono stati bloccati all’ingresso del Tribunale perchè entrano solo le parti strettamente necessarie in modo da evitare assembramenti che possano favorire il contagio da Sars-Covid-2.

Dopo l’ammissione delle prove, si entra nel vivo il 25 febbraio 2021, prima data utile della lenta ripresa dei processi causata dal blocco di sei mesi dovuto all’emergenza sanitaria. Sotto accusa un contratto di lease back e un finanziamento con cui Bames ha ottenuto circa 87 milioni di euro. Denaro che sarebbe servito per acquistare partecipazioni in altre società e per finanziare altre aziende del Gruppo. Poi il coinvolgimento dell’israeliano Cats Oozi, imputato, in qualità di ex amministratore di Telit Italia, di avere dissipato 16 milioni di euro ai danni della Bames a favore di Telit Communication con la controllata Telit Wireless Solutions. Accuse negate dagli imputati secondo cui non sono state queste manovre, rese necessarie dallo scenario in trasformazione ad avere causato il fallimento.