
di Barbara Calderola
I toni sono diversi da quelli usati in campagna elettorale per mettere sotto la lente il rilancio dell’ex Ibm da parte di Progroup, la multinazionale tedesca del cartone ondulato che impianterà uno dei suoi stabilimenti proprio nella vecchia area industriale di Vimercate.
Il sindaco Francesco Cereda ha incontrato la proprietà.
Da candidato aveva criticato sia i 200 posti di lavoro previsti a regime, meno di un decimo dei 3mila dei tempi d’oro più l’indotto, che le tre torri-magazzino alte 40 metri che rovinerebbero il paesaggio.
Jurgen Heindl, il presidente e fondatore del colosso del packaging, è venuto in città proprio per discutere dell’insediamento. Il primo cittadino che ha tenuto per sé il delicato dossier parla dell’avvio "di un percorso di confronto.
Siamo certi che in uno spirito di collaborazione si possa arrivare in tempi stretti a una soluzione condivisa che permetta all’azienda di operare al pieno del proprio potenziale e a noi di trovare accorgimenti a beneficio del nostro territorio".
Il capitano d’industria ha sottolineato che la sua è un’impresa familiare e nonostante dimensioni e fatturati milionari "vogliamo impegnarci con un progetto a lungo termine e dare il nostro contributo allo sviluppo economico della zona con un’attività sostenibile nel rispetto delle persone e dell’ambiente.
Serviremo principalmente clienti italiani - ha aggiunto - investendo in tecnologie all’avanguardia in un’ottica di economia circolare e a rifiuti zero con l’obiettivo di risparmiare risorse, ridurre l’uso di acqua ed energia e diminuire le emissioni di CO2".
Il mondo perfetto? Non per Gigi Redaelli, ex segretario della Fim-Cisl Brianza e padre nobile dell’area e ancora oggi custode degli interessi dei lavoratori incastrati dai sogni di gloria del passato diventati incubo.
"Mi auguro che sia davvero l’inizio di un confronto che porti a sciogliere i nodi che pendono su questo piano: occupazione e impatto degli impianti e delle lavorazioni.
I tedeschi avranno pure tecnologie di ultima generazione e questo è un bene, ma la carta, materia prima, viaggerà su gomma e il via vai di camion non migliorerà certo la vita di Velasca.
Quanto ai posti, 200 nel 2024 non sono i numeri per cui ci siamo battuti per anni insieme alla Fiom e ancora stiamo pagando le conseguenze del fallimento del vecchio rilancio fra ex Bames ed ex Sem". Ma c’è un altro nodo da sciogliere: "Che fine farà la dozzina di aziende ancora al lavoro in via Lecco? Nessuno - conclude il vecchio generale - ne ha fatto parola".