Era un modello L’emigrante diventato padrone

Il commendator Giuseppe rientrato dalla Francia creò dal nulla una piccola realtà di campi e fabbriche

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Una frazione per tre. Anzi per quattro, perché del Villaggio Brollo fa parte anche un lembo di terra di Bovisio Masciago, quasi completamente vergine, se non fosse per un pezzo di ex capannone industriale. Le case dei lavoratori venuti qui dal Veneto e dal Friuli seguendo l’esempio del commendatore Giuseppe Brollo sono oggi divise tra Ceriano Laghetto, Solaro e Limbiate. Brollo era nato a Ponte di Piave (Treviso) nel 1907. Emigrò in Francia in cerca di occupazione, poi rientrò e avviò un’attività in proprio di lavorazione dei metalli, a Milano. Ma gli mancava la terra da lavorare seguendo le sue origini contadine e con i soldi messi da parte iniziò ad acquistare i terreni incolti di quest’area in cui abbonda l’argilla usata per fare i mattoni ed è tagliata in due dal passaggio della provinciale Saronno-Monza. Anche grazie all’uso dei primi trattori meccanici, furono coltivati campi di patate, grano, alberi da frutto e vigneti.

Arrivarono quindi i primi nuclei famigliari, che si insediarono nel 1939 iniziando a tirare su le prime case. "Nel 1956 eravamo in 400", ricorda Marcello Targa, classe 1938, che arrivò qui in quell’anno insieme a Giuseppe Favot, classe 1943. Il fratello di quest’ultimo, Jules Favot, classe 1932, era già qui da 15 anni ed oggi è la memoria storica della frazione. Ennio Piccinato, classe 1934, aprì qui il suo negozio di fotografo e con gli imprenditori del Villaggio Brollo ha girato tutta l’Italia ad immortalare i successi delle loro aziende, mentre qui documentava battesimi, comunioni, cresime e matrimoni e le grandi feste del quartiere "per le quali arrivavano anche dai paesi vicini, col pullman messo a disposizione dal signor Brollo", racconta.

Valentino Monieri invece è nato proprio al Villaggio Brollo, nel 1942, e ricorda che la famiglia era venuta qui per lavorare alla ditta Rossi Tranquillo, che trasformava gli alti abeti di cui era ricco il bosco verso Ceriano in pali per il sostegno delle linee elettrica e telefonica. "Questa zona era indicata semplicemente come l’area Rossi", acconta. Ma Brollo sognava un quartiere modello e fece di tutto per realizzarlo, subito dopo la guerra. "Nel 1946 ci fu una grande festa perché Giuseppe Brollo volle celebrare qui le nozze d’oro dei suoi genitori e decise di edificare la chiesetta della Madonna dei Lavoratori", racconta Jules, ricordando anche le opere di allargamento della provinciale e la costruzione del ponte per scavalcare il torrente Garbogera. I residenti lavoravano nelle grandi aziende della zona, dalla Snia alla Montecatini, oltre che nelle imprese di Giuseppe Brollo, a Milano, e nei campi. La sera e nei fine settimana tutti partecipavano, a rotazione, all’edificazione delle case per accogliere le nuove famiglie, come ricorda un documentario del 1955 dell’Istituto Luce, che racconta il Villaggio Brollo come un quartiere modello.

Gabriele Bassani