
di Barbara Calderola
Lo sguardo intenso fissato per sempre in una fotografia.
La tragedia, una settimana fa, sembra un incubo irreale, invece, Saliou Dieng non c’è più.
E ora che se ne è andato, Brugherio si mobilita per regalargli l’ultimo viaggio nel suo Senegal.
Per il padre 36enne annegato domenica scorsa nell’Adda fra Medolago e Cornate è scattata una vera e propria gara di solidarietà.
A lanciare la raccolta fondi per finanziare il trasferimento in patria della salma è stata un’amica di famiglia, Graziella Bombaci. "Vogliamo sostenere la moglie Barbara e i figli. Il piccolino è nato solo sette mesi fa. Hanno bisogno di noi, del nostro aiuto, emotivo ed economico. Confido in tutti". I bimbi erano l’orgoglio dell’operaio che lavorava a Seregno.
E ora sia la comunità africana che quella italiana hanno deciso di contribuire alle sue ultime volontà: tornare a casa.
Sono quasi un centinaio i benefattori che hanno già superato l’obiettivo di 3mila euro fissato su Gofundme.
Per i parenti è l’unico sollievo dopo la tragedia che si è consumata sotto gli occhi della comitiva che aveva accompagnato i Dieng sul fiume per trascorrere qualche ora di relax. Prima fra tutti, Barbara. Il tuffo è stato fatale per il suo amore risucchiato da uno dei micidiali mulinelli dell’Adda.
Inutili i tentativi di salvarlo, Saliou è stato ripescato dai sommozzatori di Treviglio e accompagnato all’ospedale di Vimercate, ma i medici del pronto soccorso non hanno potuto che constatarne la fine.
Indicibile il dolore per la perdita che ha colpito tutti quelli che lo conoscevano.
A poche ore dal dramma in tanti hanno voluto stringersi ancora una volta a lui con un piccolo gesto, "un ultimo abbraccio, un modo per dirgli addio", raccontano commossi.
C’è chi ha donato 10 euro e chi 100, non importa la cifra, tutti insieme hanno centrato lo scopo. L’episodio riaccende l’attenzione sul divieto di balneazione in vigore lungo l’intera stecca fluviale, dalla Brianza, all’hinterland, alla Bergamasca. Una battaglia che vede impegnati i comuni da sempre, cartelli multilingue di pericolo sono sparsi dappertutto, ma non bastano a fermare la strage.
Negli ultimi anni ci sono stati una ventina di morti, quasi tutti stranieri che non riescono a credere che sotto la superficie placida delle acque possa nascondersi una trappola infernale: gorghi e temperature gelide non perdonano. Senza eccezioni.
Nei giorni caldi del pienone sulle spiagge di casa pattuglie di carabinieri e vigili presidiano le sponde. Per i Dieng: https:gf.mevcgfmriportiamoli-in-senegal.