Due mani “nuove“. Il sogno di Filippo ferito da un petardo

A Monza, un doppio trapianto di mani con cellule staminali autologhe ha restituito a Carla Mari una nuova vita. Tecnica all'avanguardia che abbassa l'età dei potenziali pazienti. Prossimo candidato, Filippo, aspetta donatore compatibile. Autonomia e speranza per entrambi.

Due mani “nuove“. Il sogno di Filippo ferito da un petardo

Due mani “nuove“. Il sogno di Filippo ferito da un petardo

Era la notte dell’11 ottobre 2010. I microchirurghi dell’ospedale San Gerardo oltrepassano la "porta aperta su un sentiero che nessuno conosce". Con un doppio trapianto di mani che oggi, a oltre 13 anni di distanza, ha restituito a Carla Mari, una casalinga di Gorla Minore, in provincia di Varese, una nuova vita. E una nuova autonomia. Un intervento unico al mondo. Perché grazie all’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali autologhe per ridurre al minimo la somministrazione di farmaci anti-rigetto dopo il trapianto, la paziente è passata da 26 pillole al giorno a una soltanto, con un dosaggio al di sotto della soglia terapeutica. Una tecnica all’avanguardia che molte scuole americane stanno utilizzando e che - visti i risultati raggiunti - ha permesso di abbassare l’età dei potenziali pazienti. E infatti ha da poco passato i 30 anni il prossimo candidato al doppio trapianto di arti. Filippo oggi è costretto a utilizzare protesi mioelettriche dopo essere stato

vittima di un terribile incidente con un petardo fatto in casa. Un’esplosione improvvisa, mentre maneggiava il petardo, gli ha dilaniato le mani. Portato inizialmente all’ospedale di Niguarda, dove i medici non hanno potuto fare altro che amputargli gli arti superiori, il ragazzo è seguito a Monza.

"Da oltre tre anni aspettiamo il donatore – spiega il microchirurgo Massimo Del Bene –. In quest’ultimo periodo abbiamo avuto 15 possibili donatori che, però, erano perfettamente compatibili da un punto di vista morfologico, ma non genetico". Filippo è originario del Brasile e per questo è difficile trovare un profilo perfetto: la stima è che ci possa essere una compatibilità su 15mila possibili donatori: "Molto difficile, ma l’équipe è sempre in allerta". In ogni caso, nel frattempo "abbiamo comunque spinto Filippo ad andare avanti, a costruirsi la propria vita. Negli ultimi due anni è venuto a vivere a Monza, da solo, vicino all’ospedale proprio per diventare sempre più autonomo".

M.Galv.