GUALFRIDO GALIMBERTI
Cronaca

Don Samuele accusato di abusi, il sindaco di Seregno rompe il silenzio: “Il male è ovunque, proteggiamo le vittime”

Città sotto choc, il primo cittadino Alberto Rossi posta una lunga riflessione sulla sua pagina Facebook: giorni difficili, ora la nostra comunità deve reagire

Il sindaco Alberto Rossi e don Samuele Marelli

Il sindaco Alberto Rossi e don Samuele Marelli

Seregno (Monza Brianza) – “Il male c’è, è evidente, anche dove non ce l’aspettiamo. Ma c’è anche il bene”. È il sindaco Alberto Rossi a rompere il silenzio e a parlare del caso di don Samuele Marelli, responsabile della pastorale giovanile cittadina, accusato di presunti abusi sessuali nei confronti di alcuni ragazzini frequentavano l’oratorio.

La vicenda a Seregno è sulla bocca di tutti. Non si parla d’altro in città, ma l’eco ha raggiunto tutta la provincia, dove il sacerdote è conosciuto in virtù dei suoi precedenti incarichi, compreso quello di responsabile della Fom (Fondazione oratori milanesi) dal 2008 al 2017. Un religioso adorato da tutti per il suo modo di porsi, la parola giusta, la vicinanza umana, le capacità organizzative. Questo fino all’altro giorno. Adesso, in attesa che la magistratura faccia chiarezza, per molti ha già le sembianze del diavolo.

“Veniamo da un paio di giorni molto difficili – commenta il sindaco sulla sua pagina Facebook -, come comunità seregnese. Di tensione, di incredulità, di indignazione. È evidente e inevitabile, perché quando accade qualcosa del genere, con modalità terribili, non può che creare rabbia e sconvolgimento”. Da Rossi parole per le persone coinvolte nella vicenda: “La prima cosa che deve fare una comunità, quando avviene qualcosa del genere, è proteggere le giovani vittime di questo male. Non lasciarli soli, in ogni modo possibile. Questa è la priorità, la cosa più importante ora”.

Il primo cittadino, però, invita anche a fare un passo in più e a guardare avanti. “Il male, quando accade, va condannato con forza. Ed è fondamentale cercare, trovare, costruire ancora più anticorpi e fare in modo che quanto avvenuto possa non accadere mai più, ovunque. È davvero dura, quando escono notizie come questa, perché portano fisiologicamente alla tentazione naturale, inevitabile, di generalizzare, dire che è tutto uno schifo, che c’è solo il male. Ma c’è anche il bene. Lo so, l’ho visto mille volte, l’ho sperimentato - le parole di Rossi -. Ho in mente centinaia di occhi, volti, mani di persone che ogni giorno dedicano del tempo per fare del bene nella nostra comunità”.

“E quindi spero che tutti in noi, in fondo, possiamo trovare anche altri anticorpi, quelli capaci, anche nei giorni di notizie così enormi e gravi e di periodi in cui il male sembra sovrastarci, di riconoscere che il bene c’è. E di aiutarci come comunità a non ‘buttarlo via’, insieme al male, e di provare a ripartire proprio da quello. Sarà parecchio difficile. Ma proprio questo, in fondo, fa la differenza tra un gruppo di persone e una comunità”. Parole accolte da molti con gratitudine, ma anche criticate: diversi i cittadini che, nel commento al suo post, hanno voluto suggerire di non arrivare a conclusioni affrettate.