Desio, mancano specialisti: chiude la Psichiatria

Due dei tre specialisti in servizio lasciano, l’Asst non è riuscita a rimpiazzarli, ora si attende il concorso

L'ospedale di Desio

L'ospedale di Desio

Desio (Monza) - A Desio chiude la Psichiatria, 18 posti letto occupati al 90 per cento, praticamente sempre: sindacati sul piede di guerra e azienda in affanno per cercare una soluzione. Due dei tre specialisti in servizio nel reparto lasciano e l’Asst sta provando a rimpiazzarli, ma non è ancora riuscita. Un concorso con procedure velocizzate potrebbe risolvere il problema entro agosto, "ma intanto siamo costretti a ridurre. Non ci sono i numeri per andare avanti", conferma la direzione. La serrata scatterà il 17 maggio e durerà fino al 1° settembre. "Avrà carattere temporaneo", la spiegazione.

Quest’anno però non va in scena il solito alleggerimento estivo che si registra in tutte le strutture. "Ai problemi di personale si aggiungono le criticità frutto di due anni di pandemia", è il quadro tracciato dai vertici sanitari per spiegare la situazione. Non la pensa così Susanna Cellari della Funzione Pubblica Cgil Monza Brianza: "Ci risiamo. A ridosso delle vacanze il gravoso deficit di medici mette a rischio settori nevralgici e a farne le spese potrebbero essere anche i pronto soccorso di Desio e Carate".

Dietro ci sarebbe un problema annoso che la crisi sanitaria può avere acuito, ma senza esserne stata la causa diretta. Si cercherà di farvi fronte "con soluzioni di sistema". Due, per l’esattezza: "L’ampliamento della Psichiatria a Vimercate e della rete territoriale a Desio che può contare sui centri psico-sociali di Seregno e Cesano. Il reparto serve per i casi acuti", sottolinea l’ospedale.

Il sindacato, invece, teme l’effetto domino: "La mancanza di specialisti avrà ripercussioni anche sui Cps che potrebbero essere ridimensionati a propria volta – sottolinea Cellari – e sull’intera azienda. A Vimercate la carenza di personale, come nel resto dell’Asst, riguarda anche infermieri e Oss, a malapena sufficienti a fare fronte ai posti letto del reparto anche nell’ospedale capofila. È sin troppo facile intuire che dopo il potenziamento la situazione peggiorerà".

Nodi che per Fp-Cgil mostrano "la scarsa progettualità della dirigenza", come racconta un altro indicatore diventato sempre più pesante: "Il ricorso massiccio alla mobilità interna per coprire i buchi di organico – dice la sindacalista –. Anche per mantenere i reparti Covid alimentati da addetti in arrivo, a rotazione, da tutte le altre corsie con conseguente sofferenza in ogni settore. Sarebbe meglio avere un solo spazio infettivi con operatori dedicati".

Per la sindacalista "la politica deve fare la propria parte sul territorio e in Regione. C’è da scongiurare la chiusura di servizi, l’esternalizzazione, il ricorso a cooperative di medici e infermieri e il ridimensionamento". "Qui – è la conclusione – c’è in gioco il futuro di una delle più grandi aziende sanitarie lombarde".