Dalla Icar alla Fiav: i metalmeccanici piangono

Il settore teme l’aumento del costo dell’energia e il calo di disponibilità delle materie prime

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Il 2022 inizia con timore per i lavoratori dell’industria brianzola, in particolare per il settore metalmeccanico, che sul territorio arriva a contare quasi 30mila occupati.

E la preoccupazione non riguarda il Covid ma i possibili aumenti dei costi di produzione. "La situazione Covid, intesa come lockdown o precauzioni sanitarie, non ha creato particolari ricadute sul settore industriale metalmeccanico brianzolo – spiega Enrico Vacca (nella foto), segretario generale Fim Cisl Monza e Brianza – mentre iniziano ad essere preoccupanti le ripercussioni causate dall’aumento del costo dell’energia, dal calo di materie prime disponibili e, per settori specifico come l’automotive, la crisi dei microchip. Questa situazione sta portando a un aumento dei costi di produzione e il nostro timore è che si arrivi nei prossimi mesi ad avere ricadute occupazionali, con le imprese che per rientrare dei costi iniziano a tagliare sui lavoratori".

Le ripercussioni sono diverse in ogni impresa, ma in Brianza già ci sono casi di gravi crisi che portano alle chiusure di aziende, come alla Gianetti di Ceriano Laghetto con il licenziamento di 150 lavoratori, la Icar di Monza in liquidazione con una novantina di esuberi o la Fiav di Agrate con 65 posti di lavoro a rischio. "Di fronte agli scenari previsti per il 2022 – conclude Vacca – auspichiamo un miglioramento delle relazioni sindacali per governare questi processi che hanno il potenziale di mettere in crisi le imprese metalmeccaniche del territorio. Poi deve restare alta l’attenzione sul fronte salute e sicurezza sui posti di lavoro per fermare il continuo ripetersi di incidenti purtroppo anche mortali".

M.Ag.