
Da Bormio al passo dello Stelvio pedalando in sella alle mitiche, vecchie e spartane bici Graziella. L’impresa l’ha fatta un gruppo di amici sessantenni di Vimercate, legandola ad un’opera buona: raccogliere soldi per l’Associazione volontari pronto soccorso di Vimercate, da mesi in prima linea nella lotta alla Covid 19. Loro ci hanno messo già un po’ di soldi e ora sperano che dai centinaia di follower che hanno seguito la loro salita sui social diano qualcosa per l’Avps. La scommessa, in stile Amici miei, era di arrivare in Graziella in cima allo Stelvio. I 6 ciclisti, nonostante un pò di pancia e qualche acciacco dovuto all’età, l’hanno vinta. I Graziella bikers l’altro giorno alle sei del mattino erano già ai piedi dello Stelvio con le bici vintage usate prima da loro poi dai figli e ora dai nipoti. Alcune sono marchiate Bianchi e una originale Bottecchia del 1964, costruita nella fabbrica di Vittorio Veneto. Sotto gli sguardi increduli e ammirati degli altri ciclisti, che li superavano dall’alto di biciclette leggere e col cambio, si sono arrampicati per 21 chilometri dal versante lombardo che parte da Bormio, comprendo un dislivello di 1533 metri, passando da 1215 ai 2758 km. Sbandando, ora a destra ora a sinistra, piantandosi sulle gambe e con la lingua di fuori, hanno portato le spartane pieghevoli del popolo al traguardo, superando le piccole gallerie e i 42 tornanti che tolgono il fiato.
"Al traguardo abbiamo trovato tanti bambini ad applaudirci", racconta Ermanno Redaelli, Marcel per gli amici, titolare insieme al fratello di una storica ferramenta in centro città. Gli altri della compagnia sono: Carlo Panceri che ha una torrefazione, Roberto Marchesi, dipendente Nestlè in naspi, Massimo Ravasi, informatico in ST, Fabio Magni, impiegato in una ditta farmaceutica e Carlo Magni, industriale. "Da molti anni ci troviamo una volta ogni due mesi per quella che chiamiamo, ispirandoci all’opera teatrale, "La cena dei cretini". Per via del coronavirus quest’anno ci siamo detti: "facciamo qualcosa di diverso", leghiamo il nostro appuntamento goliardico a qualcosa di serio: l’Avps". Stavolta, dunque, niente piaceri della gola. Solo tanta fatica e l’esultanza di vedere,molte ore dopo la partenza, il cartello "Comune di Bormio. Passo dello Stelvio. m.2758 s.l.m.". Mentre salivano gli altri ciclisti li incitavano. "Volevano aspettarci, trainarci. Ma dovevamo farcela da soli anche se io avrò avuto 180 pulsazioni al minuto. E oggi (ieri, ndr) alcuni di noi sono rimasti a casa con le gambe doloranti".
Antonio Caccamo