Cure e scuola, la speranza dei bimbi ucraini

Sette mesi fa il primo pullman di profughi: su 207 solo una ventina è rimasta a Monza per combattere la leucemia o per studiare

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di Barbara Apicella

"Sapere di essere riusciti a salvare la vita di oltre una decina di bambini, di aver permesso a una giovane mamma di sottoporsi a un trapianto di cellule staminali permettendole di veder cresce il figlio ripaga di ogni fatica. Delle notti insonni, delle lacrime guardando le immagini in televisione, delle lungaggini della burocrazia. La certezza è che grazie ai monzesi oltre una decina di bambini ucraini hanno un futuro". A parlare è Agostino D’Antuoni, l’avvocato monzese che da marzo ha messo in piedi una straordinaria macchina della solidarietà coinvolgendo privati, associazioni ed enti ed è riuscito a portare in Italia 207 profughi ucraini. Il primo pullman era arrivato oltre sette mesi fa: scesero volti stanchi dalle oltre 20 ore di viaggio, dallo stress dei check point alla frontiera, dalla paura che ci potesse essere qualche problema e non potessero raggiungere l’Italia.

Ma oggi, quanti sono i profughi rimasti in Brianza? "Ben pochi – spiega D’Antuoni –. Il 90% ha abbandonato l’Italia. La maggior parte dei profughi è ritornato in Ucraina, una piccola parte è andata in Polonia e in Germania. Due nazioni che hanno organizzato un’ottima macchina dell’accoglienza con corsi di lingua per l’inserimento nella società e nel mondo del lavoro e un aiuto nella ricerca della casa e di un’occupazione". Ma la maggior parte delle persone (soprattutto donne, ragazzi e anziani) ospitati nelle case brianzole ha preferito ritornare in Patria anche se, a distanza di qualche mese dal rientro, preoccupazione e paura sono di nuovo in agguato. "Tra luglio e agosto dall’Ucraina sono arrivate notizie rassicuranti. La zona dalla quale provenivano i profughi accolti qui a Monza – continua – sembrava più sicura e loro hanno deciso di tornare dai mariti. I bambini hanno ricominciato la scuola, ma purtroppo adesso lo scenario è cambiato".

D’Antuoni si commuove quando racconta le notizie che riceve dal fronte: "I bambini quando sentono le sirene dell’allarme bomba scappano negli scantinati lasciando libri e quaderni sul banco. Vivono in case bombardate senza vetri e senza luce né gas con la paura del freddo inverno che ormai si avvicina". Così che da Monza è ripartita una nuova gara di solidarietà: la raccolta di coperte, abiti e calzature invernali da donna, uomo e bambino da spedire alle popolazioni messe in ginocchio dalle bombe. Ma senza dimenticarsi di chi è rimasto a Monza. C’è chi sta lottando per la vita come gli oltre 10 bambini in cura alla Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma.

"I medici sono stati meravigliosi, hanno salvato la vita di questi bimbi intervenendo tempestivamente nella diagnosi e nella cura del cancro, ma anche riprendendo immediatamente le terapie che i bimbi stavano facendo negli ospedali ucraini" prima di dover fuggire dalle bombe. Ma accanto ai bimbi che lottano ci sono anche le loro famiglie che sono accolte al residence Maria Letizia Verga, la cascina proprio davanti all’ospedale San Gerardo. "I volontari stanno facendo un lavoro straordinario. Soprattutto con i fratelli dei bimbi ricoverati – assicura l’avvocato –. Anche in questo caso serve una mano: quella di pediatri volontari che si occupino della visite di routine di questi bimbi che non presentano serie patologie". Ci sono anche ragazzini che vanno a scuola: come i cinque adolescenti che da oltre un mese hanno iniziato il loro percorso all’istituto alberghiero Olivetti di Monza.

"In questo modo hanno potuto proseguire gli studi e intraprendere un percorso scolastico che amano e che permetterà loro di inserirsi nel mondo del lavoro. Ma anche in questo caso c’è bisogno di aiuto: di insegnanti che il pomeriggio offrano il loro sostegno nello svolgimento dei compiti a questi ragazzi che dall’oggi al domani si sono ritrovati catapultati in un altro mondo". C’è anche qualcuno (una minima parte) che è riuscito ad inserirsi nel mondo del lavoro con piccole collaborazioni come magazziniere o una ragazza come estetista. Ma il ricordo di chi è tornato a casa è più vivo che mai.

"Quello che abbiamo fatto ci ha riempito il cuore. I nostri ospiti, diventati fin da subito amici e parte della famiglia, hanno la libertà di scegliere pur nella difficoltà della situazione – precisa D’Antuoni –. La loro partenza non ha lasciato un vuoto: il nostro cuore è stato riempito dal grande affetto e insegnamento che loro ci hanno lasciato". Chi volesse contribuire alla macchina della solidarietà messa in campo da Agostino D’Antuoni può contattarlo direttamente allo 039-9636372.