MARCO GALVANI
Cronaca

Covid a Monza: reparti pieni, i pazienti restano in pronto soccorso

Il sindaco Allevi: "Non mancano posti letto, ma medici e infermieri. Poca disponibilità dagli ospedali di zone meno colpite"

Emergenza Covid al San Gerardo di Monza

Emergenza Covid al San Gerardo di Monza

Monza, 12 novembre 2020 -  «La situazione è drammatica". Medici, infermieri e tutto il personale del San Gerardo sono allo stremo, ma "sono persone e professionisti che piuttosto fanno i salti mortali per curare tutti". Il sindaco di Monza Dario Allevi, nel giorno in cui il bollettino dei contagi in Brianza segna 854 nuovi positivi (un dato allineato a quello degli ultimi giorni), fotografa il sacrificio, l’impegno e la dedizione nelle corsie dell’ospedale. I pazienti ricoverati sono arrivati a quota 461 di cui 43 in terapia intensiva, ma "bisogna aggiungerne altri 19, risultati positivi al Covid, che non è stato possibile trasferire in reparto e quindi rimangono per ora al pronto soccorso dove ricevono tutte le cure del caso".

Il fatto è che non mancano tanto i posti letto quanto i medici e gli infermieri: dei 340 a casa perché positivi, 30 sono potuti rientrare in servizio perché hanno concluso la quarantena, ma ne mancano ancora 310. Ecco perché "continuiamo a ripetere a gran voce che servono trasferimenti e rinforzi". Li chiede lui e anche il direttore dell’Asst di Monza Mario Alparone. Tanto che ieri mattina l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, è andato al San Gerardo per vedere di persona la situazione al fronte dell’emergenza. Dando l’ok a inoltrare al ministero della Difesa la richiesta – formulata dal direttore Alparone – di ricevere aiuti dal personale sanitario dell’esercito per riuscire a gestire 80-100 posti letto in più rispetto ad oggi. Anche se "servivano prima questi aiuti. Servivano 10 giorni fa, li avevamo chiesti 10 giorni fa quando al tavolo tecnico abbiamo detto che al ritmo di 30-40 ricoveri Covid al giorno ci saremmo presto trovati al collasso", l’amarezza del sindaco. Che nasce anche dai "pochissimi trasferimenti di pazienti verso altri ospedali di zone meno colpite da questa seconda ondata: si contano sulle dita delle mani, non di più". E invece "chiediamo nuovamente alla Regione di accelerare questi trasferimenti e non farli con il contagocce – l’appello di Allevi –. Certo, il numero complessivo dei ricoveri negli ultimi giorni si è assestato tra i 440 e i 460, ma occorre tenere conto delle dimissioni e anche dei decessi che, purtroppo, stanno tornando a crescere drammaticamente", una cinquantina in una settimana e mezza.

«Dei 600 ricoverati che il San Gerardo aveva in primavera il 75% arrivava dalle province allora più colpite, oggi non sta avvenendo lo stesso per dare una mano a noi – rimarca il sindaco –. Certo che un po’ di sollievo da lunedì viene dato dal check point attivato all’autodromo" dove vengono inviate le ambulanze in codice verde con pazienti che al triage telefonico lamentano sintomi infiammatori e difficoltà di respiro. Delle decine di ambulanze che vanno e vengono dal circuito, in tre giorni una trentina sono poi partite verso ospedali di altre province per il ricoveri dei pazienti. Per la maggior parte – racconta il personale in servizio in autodromo – sono uomini di oltre 50 anni nei cui occhi leggi la paura, che spesso si sentono in colpa per essersi infettati e che non nascondono il pensiero fisso, la preoccupazione di avere potuto contagiare i figli o la moglie. Dall’autodromo alla ex Fiera: oggi diventa operativo il nuovo punto tamponi per decongestionare l’area attorno al punto attivo all’ospedale Vecchio. Tempo alcuni giorni e l’obiettivo è di chiudere i centri al Nuovo e al Vecchio San Gerardo lasciando attivo, potenziandolo, quello nella vasta area lungo viale Stucchi.