"Così abbiamo salvato il D’Annunzio rubato"

Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale, racconta la telefonata a Monza "I carabinieri Tpc ci aiutarono già in passato con una banda di falsari"

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di Dario Crippa

Sembrava scomparso. Fino a quando non si è materializzato su un noto sito internet di e-commerce. Gabriele D’Annunzio – il Vate – lo aveva autografato, apponendovi una dedica allo scrittore Ugo Ojetti. Un volume prezioso, “L’allegoria dell’autunno, omaggio offerto a Venezia da Gabriele D’Annunzio”, era andato a impreziosire la biblioteca del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Viesseux di Firenze. Quella prima edizione, stampata a Firenze nel 1895, però non c’era più. Fino a quando Giordano Bruno Guerri, presidente della “Fondazione il Vittoriale degli italiani” di Gardone Riviera, in provincia di Brescia, dove D’Annunzio trascorse gli ultimi anni della sua vita facendone un tesoro, non si è accorto che l’opera era riapparsa in vendita. E la segnalazione è arrivata al Comando dei carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Monza, gli “Indiana Jones” dell’arte, specialisti nel cercare e trovare opere d’arte e tesori archeologici rubati. "Noi vigiliamo su tutto ciò che riguarda D’Annunzio - spiega Giordano Bruno Guerri, fra i massimi esperti del Vate - cataloghi, case d’arte, web... e proviamo ad acquistarlo. Appena due nostri collaboratori si sono accorti di questo volume ci siamo rivolti ai carabinieri del Nucleo Tpc di Monza con cui esiste una fitta collaborazione". Una scelta non casuale. "In passato avevano scoperto un traffico di falsi, D’Annunzio è molto ricercato dai collezionisti". E fa gola ai falsari. "I responsabili della truffa furono condannati al massimo della pena - ricorda lo studioso - e l’oggetto del reato, invece di venire distrutto, ci fu affidato. Ci abbiamo allestito una collezione permanente". Interesse storico, certo, "e salvezza per tanti collezionisti", che non rischiano di venire gabbati.

"Facendo danni anche alla Storia: purtropo c’era chi acquistava una prima copia di D’Annunzio, la riproduceva e ci apponeva una falsa firma dell’autore". Facendo schizzare i prezzi del falso. Gli uomini agli ordini del maggiore Claudio Sanzò, grazie alla presenza dei timbri riconducibili alla storica biblioteca fiorentina da cui proveniva il colume, hanno avuto certezza della sua legittima provenienza. E con l’aiuto dei colleghi del Nucleo Tpc di Firenze sono risaliti all’ultimo acquirente del volume: un libero professionista del Viterbese, che in completa buona fede e ignaro della provenienza furtiva del libro, lo aveva comprato. Ma ha immediatamente rinunciato al suo possesso. Il prezioso volume è stato restituito l’altra mattina alla direttrice della Biblioteca, Gloria Manghetti. Che spiega: "L’opera era stata inventariata ma mai catalogata. E quindi non ci eravamo mai neppure accorti che mancasse questo esemplare". E paradossalmente, chi se ne era appropriato illecitamente l’avrebbe fatta franca. Forse per sempre, se non se ne fossero accorti al Vittoriale. "Un ritrovamento davvero felicissimo, possiamo ipotizzare che quel volume fosse sparito tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta - ricostruisce ancora Barbara Manghetti -. Ora studieremo una collocazione adeguata nel “Catalogo Ojetti”, ricco di materiali autografi del Vate cui fu molto legato. Sì, è tornato a casa". Giordano Bruno Guerri chiosa: "Il Paese è ripartito dopo il Covid, le visite nell’ultimo mese al Vittoriale sono state oltre 30mila". E lo spettro della guerra? "Non me ne parli...".