Il coronavirus ferma la fabbrica in Cina, alla Candy di Brugherio si lavora di più

L’azienda ha chiesto 4 giornate di lavoro supplementari agli operai brianzoli per far fronte allo stop momentaneo dell’impianto in Asia dovuto all'epidemia di polmonite virale

Candy a Brugherio

Candy a Brugherio

Brugherio (Monza e Brianza), 7 febbraio 2020 La fabbrica in Cina è ferma a causa dell’epidemia da coronavirus. Gli operai dell’impianto brianzolo della Candy lavoreranno di più. Impossibile però poter dire, questa volta, che sia una buona notizia davanti al dramma che sta vivendo il Paese asiatico e che rischia di diffondersi in tutto il mondo con conseguenze sanitarie ed economiche incalcolabili.

Di fatto però ieri i rappresentanti sindacali sono stati convocati dai vertici aziendali di Haier, multinazionale cinese che un anno e mezzo fa ha acquistato la Candy. "Ci è stata comunicata l’intenzione di far lavorare 4 giorni in più gli operai della fabbrica di Brugherio da fine febbraio", spiega Pietro Occhiuto, segretario generale della Fiom Cgil Brianza.

Le tute blu dell’impianto brianzolo sono attualmente in cassa integrazione (scadrà il 30 settembre) e lavorano 24 ore alla settimana. "Una decisione - aggiunge Occhiuto - determinata dal fatto che nella fabbrica Candy di Jiangmen, nel sud della Cina, come tutte le altre nel Paese, è ferma dopo la decisione del Governo di prolungare di alcuni giorni la chiusura di tutti gli impianti e gli uffici proprio per arginare la diffusione del coronavirus". Stop che dovrebbe concludersi nei prossimi giorni.

E pensare che proprio due mesi fa, a inizio dicembre, Haier aveva annunciato che riporterà a Brugherio la produzione di 100mila lavatrici Candy (l’incremento dei volumi dovrebbe cominciare in estate) che in questo momento vengono ancora realizzare in Cina. Una scelta (a cui è legato un investimento di 600mila euro per adeguare le linee produttive) che non aveva nessuna relazione con il virus 2019-nCoV che in quei giorni non aveva ancora fatto la sua comparsa.

Anzi. La strategia era stata giustificata dalla necessità di mantenere le produzioni più vicine ai mercati di riferimento. Scelta che per il sindacato rappresenta "un implicito riconoscimento delle capacità degli operai italiani visto che a Brugherio viene riportata la fabbricazione delle lavabiancheria a incasso, quelle a maggior valore aggiunto". Nella speranza che ciò possa permettere di riassorbire gli esuberi (la cassa attuale ha congelato il licenziamento di 135 operai sui circa 450) grazie all’incremento della produzione che quest’anno si dovrebbe attestare intorno alle 450mila lavatrici, in linea con il piano che prevede di salire a 500mila nel 2021.

"Prendiamo ora atto della decisione di effettuare 4 giornate lavorative supplementari dovute allo stop delle fabbriche in Cina. Un blocco che ha portato Haier a redistribuire la produzione su altri impianti nel mondo, fra cui Brugherio. Ma c’è poco da essere allegri. Non si può certo essere contenti davanti a quanto sta accadendo in Cina e a centinaia di morti. Non si può gioire di “vantaggi” tratti da disgrazie altrui. Noi vogliamo che la produzione torni in Italia, come avvenuto per le 100mila lavabiancheria annunciate a dicembre, in relazione al riconoscimento delle capacità degli operai italiani e alla scelta delle multinazionali di mantenere qui la produzione", spiega Occhiuto.

E se per il momento ci sono 4 giorni di lavoro (e di stipendio) in più per gli operai ci sono altri timori, invece, legati agli approvvigionamenti dalla Cina. "Mentre alcune aziende e multinazionali della Brianza cominciano a registrare problemi, i vertici di Haier-Candy ci hanno assicurato che per il momento qui a Brugherio non ce ne sono", spiega Occhiuto. Haier ha invece diramato alcune direttive per i dipendenti. Come molte altre aziende ha vietato ai propri dipendenti i viaggi in Asia invitando a limitare quelli nelle aree “critiche”. Chi invece rientra dall’Asia deve osservare un periodo di quarantena con un monitoraggio “ad personam” e l’attivazione di una linea diretta con l’ufficio d’igiene. Infine dalla fabbrica di Brugherio è stato inviato “materiale sanitario” verso la Cina dopo che le autorità del Paese asiatico hanno lanciato un appello per sostenere le strutture sanitarie allo stremo.