STEFANIA TOTARO
Cronaca

Monza, il Consorzio Villa Reale vince in Tribunale sulla Bella Principessa di Leonardo da Vinci

Annullato il decreto ingiuntivo per il prestito del famoso dipinto alla mostra curata da Vittorio Sgarbi per Expo 2015

Il ritratto 'La bella principessa' di Leonardo da Vinci

Il ritratto 'La bella principessa' di Leonardo da Vinci

Monza, 27 Febbraio 2024 - Il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza non dovrà sborsare altri soldi per la Bella Principessa di Leonardo da Vinci esposta in esclusiva nel 2015 negli appartamenti della storica dimora piermariniana trasformata in uno dei Padiglioni delle Belle Arti realizzati per l'Esposizione universale di Milano. 

Il ritratto, probabilmente di Bianca Sforza, al centro dell'evento realizzato dalla Regione Lombardia e curato dal critico Vittorio Sgarbi, ambasciatore della Regione per le Belle Arti dell'Expo, era il motivo del contendere di un decreto ingiuntivo da circa 42mila euro spiccato da una società editrice bolognese che ha organizzato la mostra nei confronti del Consorzio per un pagamento residuo.

Il Consorzio, rappresentato dall'avvocato Umberto Grella, ha presentato opposizione al Tribunale civile di Monza ottenendone la revoca. La società editrice sosteneva che il famoso disegno a gesso e inchiostro, matita nera, matita rossa e bianca su pergamena era stato concesso per essere esposto a Monza dal proprietario canadese, al costo di 50mila euro, poi diventati 70, producendo una lettera da lui firmata.

Ma il Tribunale di Monza ha ritenuto "per lo meno singolare che il noleggio di un’opera di grande pregio e valore come quella in questione sia stato regolamentato attraverso un contratto di poche righe su carta libera e priva di data certa, senza che vi sia nemmeno certezza in ordine all’entità della controprestazione economica" e comunque ha sostenuto che non risultava provato alcun pagamento e che la documentazione era stata presentata al Consorzio in ritardo rispetto al termine previsto dal contratto. Il Consorzio è stato invece condannato a pagare 9mila euro di Iva che non risultava calcolata nei pagamenti per la somma complessiva pattuita pari ad oltre 300mila euro.