Asfalti Brianza, la sorpresa: c'è solo puzza. L'aria è uguale in tutto il territorio

Per Ats e Arpa "la qualità è la stessa dell’hinterland". La società comunque deve mettersi in regola anche abbattendo gli odori

Una delle proteste dei comitati

Una delle proteste dei comitati

Concorezzo (Monza e Brianza), 5 agosto 2020 -  «La qualità dell’aria è la stessa del resto del territorio e dell’hinterland di Milano". La “sentenza“ di Ats e Arpa in prefettura mette un altro punto fermo nel duello fra territorio e Asfalti Brianza. Il primo paletto era arrivato dalla Provincia, una settimana fa: stop dell’attività fino al 30 settembre per via delle "emissioni anomale", ma non cancerogene, che hanno portato alla sospensione dell’autorizzazione ambientale. Niente più bitume senza un cambio di passo.

Ieri, in via Prina , il faccia a faccia fra le istituzioni e il produttore di Concorezzo dopo il provvedimento. La società deve rimettersi in regola presentando un piano entro il 14 agosto, alla riunione ha detto di essere al lavoro sulla nuova fognatura interna e sull’impianto di abbattimento degli odori, come chiedono da tempo i comuni. A settembre, Ats fornirà altri dati, questa volta, sulla salubrità dell’aria.

"Il monitoraggio dovrà continuare anche quando la ditta sarà uscita dal regime di sorveglianza speciale al centro del quale si trova da più di un anno", dice il sindaco Mauro Capitanio. È lui ad avere messo sul tavolo il tema di un massiccio ricorso alla tecnologia per evitare "altri casi Asfalti Brianza". Perché se è vero "come confermano gli specialisti della Regione che non ci sono sostanze nocive per la salute in circolazione", lo è altrettanto che "da anni chi abita vicino alle linee non può cenare con le finestre aperte per via delle puzze e il problema va risolto. Vivere così comporta un disagio che non si può sopportare", ribadisce il primo cittadino.

La svolta nella storia infinita dei miasmi che perseguitano centinaia di famiglie anche di Agrate, Brugherio e Monza, - il sito è al confine - terrorizzate all’idea di danni per la salute legati alla convivenza con il polo industriale, è arrivata grazie alle rilevazioni dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale fra il 3 il 30 giugno. Gli oncogeni, il pericolo più temuto, sono esclusi. Non, invece, i danni all’ecosistema che le aziende sono tenute a rispettare. Dal capannone sulla Milano-Imbersago uscirebbero elementi deleteri con valori superiori al consentito. Ieri, la conferma ufficiale. Da qui, lo stop della Provincia.

Ma il Comitato di Sant’Albino non ci sta e invia a tutti, Procura compresa, "sette domande senza risposta" sulla vicenda. Dalla reale natura degli inquinanti in atmosfera "alla montagna di rifiuti accumulati all’interno del perimetro aziendale". I residenti tornano a chiedere con forza che l’impianto "venga chiuso per sempre".