
di Stefania Totaro
Per oltre vent’anni suo padre, ex Generale, si era rivolto ai servizi del commercialista che sotto le sue dipendenze aveva svolto il servizio militare di leva e di cui godeva di una fiducia incondizionata, tanto da fare promettere al figlio in punto di morte di mantenere la collaborazione professionale, nonostante lui facesse lo stesso mestiere.
Ma alla morte della madre l’erede si è accorto che il professionista si sarebbe appropriato di circa 2 milioni di euro del patrimonio familiare. Ieri i militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Monza hanno eseguito, su delega della Procura di Monza, una misura cautelare interdittiva dall’esercizio dell’attività professionale per la durata di tre mesi, disposta dal Tribunale del capoluogo brianzolo, nei confronti di Alberto Panigada, 63 anni, monzese. Le accuse sono appropriazione indebita, furto aggravato, autoriciclaggio, mentre la figlia 30enne è indagata a piede libero per dichiarazione infedele dei redditi di una società gestita con il padre. I finanzieri hanno eseguito anche un provvedimento di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per oltre 1 milione di euro, perché il resto della somma riguarda fatti ormai prescritti. Nel confronti del commercialista, che una decina di anni fa era stato arrestato per truffa e reati fiscali collegati alla sua professione, tanto che gli è stata contestata una recidiva, il pm Salvatore Bellomo aveva chiesto gli arresti domiciliari. L’indagine delle Fiamme gialle è nata dalla denuncia presentata dall’erede dei clienti storici del commercialista, che gestiva da oltre 20 anni il patrimonio familiare e anche quello relativo a una società di famiglia, costituita nel 2014 per la gestione e ristrutturazione di uno storico hotel a Rovigo. Il padre è morto nel 2015. A seguito della morte della madre, nel 2020, il cliente avrebbe rilevato, dall’analisi della documentazione contabile, numerosi ammanchi, tanto da richiedere una consulenza tecnico-contabile a dei professionisti e poi decidere di presentare denuncia. Le indagini patrimoniali e finanziarie, effettuate dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, avrebbero accertato indebite sottrazioni di denaro operate dal commercialista, commesse per circa 5 anni. Il professionista si sarebbe approfittato dell’età avanzata dei genitori e anche dei problemi di salute del figlio, motivi per cui, oltre alla promessa in punto di morte fatta al padre, costui gli aveva delegato il pagamento di tutte le forniture per la ristrutturazione dell’hotel, fornendo anche le credenziali di accesso diretto ai canali dei servizi automatizzati di remote banking. Invece il commercialista avrebbe drenato dai conti correnti personali della vittima e della società di gestione dell’albergo l’ingente somma, attraverso bonifici diretti versati su propri rapporti bancari e su quelli di una società di Monza a lui riconducibile e anche attraverso assegni in bianco compilati a suo nome e utilizzati per pagare propri creditori. Relativamente alla somma di 100mila euro accreditati sui conti dell’indagato e poi impiegati in attività economiche, imprenditoriali e speculative, è stata ipotizzata anche la condotta di autoriciclaggio, per averne concretamente ostacolato l’identificazione.
Nel corso delle indagini è emersa anche un’evasione di imposta dirette per oltre 400mila euro, corrispondente agli introiti di cui il commercialista si è illecitamente appropriato.