C’è un ragazzo timido, di cuore, ben voluto da tutti, con una enorme passione per la moto. C’è una tragedia, quella di domenica pomeriggio a Biassono, con il terribile impatto contro un’auto, che gli è costata la vita, a soli 16 anni. E c’è l’immenso, inconsolabile, dolore dei familiari, dei compagni di scuola, degli amici. Poi, c’è un giallo: 12 bossoli trovati sul posto. E un problema, grande. Sottovalutato, forse. Il fenomeno delle gare, più o meno clandestine, a bordo delle moto, soprattutto quelle da cross. Sfide a tutta adrenalina e un pizzico di vanità, per mettere in mostra i propri gioielli, spesso elaborati. Non si sa se quella maledetta domenica, Christian Donzello, studente di Monza, stesse partecipando a una competizione. Probabilmente no, come giurano i tanti amici: "Nessuna gara, nessuno starter", ripetono, in un mix di dolore e rabbia.
Anche se le immagini della tragedia riprese dagli stessi giovanissimi spettatori, con due ali di folla ai bordi del viale, sembrerebbero lasciare aperto ogni scenario: soprattutto quello del cosiddetto "sparo", "un breve tratto a tutto gas per vedere quale moto ha la migliore accelerazione", racconta un amico, confermandone la ripetitività, anche qui. Gara o non gara che sia, un enorme pericolo per la propria e l’altrui incolumità, che spesso non percepiscono. Di certo, c’è che su quel rettilineo accompagnato dalle fabbriche della ricca Brianza, proprio nei pressi di dove è andato in scena lo scontro con la macchina guidata da un 20enne, sono spuntati 12 bossoli di pistola a salve. Assolutamente compatibili con un uso da starter. Cioè colui che è incaricato di dare il via alle gare. A una competizione. Una sfida. Al rischio di conseguenze, anche gravi. Alcuni più arrugginiti, altri palesemente nuovi, mischiati, quasi camuffati, tra i resti dell’incidente, la ghiaia, le macchie dei soccorsi, sull’asfalto.
Nel primo pomeriggio sono stati sequestrati dai carabinieri della stazione di Biassono. C’è da capire quando siano stati sparati, mentre sull’utilizzo non sembrano esserci molti altri scenari possibili, almeno in questo momento. Ieri mattina è iniziato il pellegrinaggio di tanti ragazzi e anche qualche ragazza che condividevano con lui la passione per le moto, alcuni dei quali habituè dei raduni organizzati in chat su Instagram.
«C’ero anche io domenica – racconta Tommaso, 18enne di Macherio – ci troviamo sempre qui, eravamo almeno 200 ragazzi. Ho visto tutto, purtroppo. Posso assicurare che non c’erano starter. C’erano almeno 40 moto, che facevano avanti indietro. Il tratto è troppo corto per delle vere e proprie gare, facevano dei brevi tratti". A tutto gas, però. Quindi, ugualmente pericolosi. "Già due anni fa avevamo segnalato il problema – racconta una donna che lavora in una delle aziende che si affacciano su via Friuli –, non è mai stato fatto niente di significativo per fermare quanto accadeva. Vediamo adesso ch
e ci è scappato il morto, purtroppo, se qualcosa cambierà. Al lunedì troviamo sempre bottiglie di birra, resti di cibo, un gran degrado, e soprattutto lunghe strisce di frenate sull’asfalto. Un mio collega ne è stato testimone, anche di notte. E secondo me succede anche con le auto, non solo con le moto". Quella moto che Christian, questo splendido ragazzo che rimarrà nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto, adesso non potrà più guidare. Anche se in un biglietto, un amico, ha scritto "Dai gas da lassù per noi".