"Chiamavo il taxi, ma lei non voleva andarsene"

"Chiamavo il taxi, ma lei non voleva andarsene"

"Chiamavo il taxi, ma lei non voleva andarsene"

"Non l’ho tenuta sequestrata, anzi volevo che se ne andasse dopo che abbiamo finito, ma dovevano venirla a prendere e non arrivavano, quindi ho chiamato una decina di volte per fare venire un taxi e glielo avrei pure pagato pur di farla uscire dalla camera perché dovevo vedermi con un amico". E il giudice dispone accertamenti sul telefonino aziendale da cui l’imputato avrebbe chiamato per verificare la sua versione dei fatti. Nega le accuse Michele Gruosso, il 28enne in carcere dal 26 gennaio scorso perché accusato di avere legato con un cavo, picchiato e costretto ad assumere cocaina per fare sesso una prostituta romena trentenne nella stanza di un hotel a Desio.

L’imputato, già condannato a 12 anni e 8 mesi di reclusione per avere tentato di uccidere nel 2016 il patrigno nel Pescarese insieme alla madre (che si è suicidata mentre era agli arresti domiciliari), si trovava a piede libero, dopo avere già scontato un periodo in carcere e poi agli arresti domiciliari, perché erano scaduti i termini di custodia cautelare in attesa di sentenza definitiva e viveva in Brianza dove aveva trovato un lavoro. Il giovane è stato arrestato dai carabinieri, allertati da un’amica della escort che non riusciva a sentirla al telefono perché i due dispositivi portatili le sarebbero stati sottratti e spenti dal cliente. "Quando gli ho chiesto 50 euro in più per un altro rapporto sessuale, è diventato aggressivo, ha aperto il cassetto della stanza e ha detto che mancavano dei soldi, che glieli avevo rubati - ha già raccontato nell’aula del Tribunale di Monza la presunta vittima, che non si è costituita parte civile - Allora mi ha detto che da lì non me ne andavo, mi ha colpito sul viso, mi ha legato il collo e le mani con il cavo del caricabatterie del telefonino e mi ha tappato la bocca con un asciugamano. Non so perché ha avuto quella reazione, forse per colpa della droga, ce ne era tanta sul comodino. Quando assumono la cocaina perdono il controllo. Mi è già successo, ma non con così tanta violenza. Sono rimasta per quattro ore sul letto, pregando che un miracolo mi facesse uscire da lì". Una ricostruzione negata dal 28enne. "Devo avere alzato la voce e averla insultata quando non se ne andava, anzi mi ha chiesto altri soldi perché si tratteneva - sostiene Michele Gruosso - Non le ho tappato la bocca e il cavo del telefonino me l’ha chiesto per caricare i suoi. Si è messa sul letto, assumeva cocaina, finché non sono arrivati i carabinieri". Si torna in aula a dicembre per verificare se davvero dal numero del cellulare aziendale sono partite le chiamate al radiotaxi.

Stefania Totaro