DARIO CRIPPA
Cronaca

Treno fantasma, nessuna verità a un anno dall'incidente ferroviario di Carnate

Capotreno e macchinista erano a fare colazione quando il treno si è messo in moto. Finora 13 indagati e poca chiarezza

Il treno deragliato il 19 agosto 2020

Carnate (Monza e Brianza) - Pochi minuti prima di mezzogiorno, 19 agosto 2020. Una voce registrata annuncia l’arrivo di un convoglio da Lecco. È il treno regionale numero 10776 di Trenord partito dalla stazione di Paderno-Robbiate e diretto a Milano. Occorre spostarsi dai binari, "treno in transito". Ma quando il treno fa il suo ingresso alla stazioncina di Carnate, non ferma dove ci si attenderebbe. Devia su un altro binario, e si schianta contro la barriera di un binario morto. Le prime tre carrozze volano via e si rovesciano con uno schianto infernale sulla massicciata: due atterrano di traverso sui binari, dopo aver invaso alcuni orti, la terza resta in bilico, in precario equilibrio a poca distanza da un palazzo. Poteva essere una strage, ma a bordo non c’è nessuno, tranne un uomo straniero che sino all’ultimo non si è reso conto di nulla e per fortuna ne uscirà solo con qualche lieve contusione. Quelli che non c’erano sul convoglio sono macchinista e capotreno: fermatisi a fare colazione al bar alla stazione di Paderno – un panino e un caffè – si erano visti sfuggire il treno in sosta sotto gli occhi e avevano provato rincorrerlo disperati senza riuscire a raggiungerlo. E il treno aveva viaggiato per sette chilometri come un fantasma, fino a venire deviato su un binario morto prima che potesse provocare conseguenze peggiori. Quello andato in scena un anno fa alla stazione di Carnate, fra la Brianza vimercatese e Milano, sembra essere uscito dritto da un film dell’orrore. Un treno fantasma, appunto, partito dalla stazione di Paderno Dugnano da solo, senza nessuno a bordo. Dopo lo schianto, la stazione di Carnate avvolta in un nuvolone di polvere e calcinacci era stata evacuata e un centinaio di passeggeri era rimasto esterrefatto a osservare. Alla Procura di Monza (procuratore capo Claudio Gittardi, pm Michele Trianni) era stata aperta un’inchiesta per disastro ferroviario colposo. Interrogato, il capotreno aveva spiegato che era nelle sue facoltà prendersi una pausa nel momento di sosta e non stava a lui azionare i freni del treno. Il macchinista aveva preferito invece avvalersi della facoltà di non rispondere. L’inchiesta è tuttora in corso, anche se una prima proroga di tre mesi chiesta e ottenuta a maggio sta per scadere. Da chiarire, se il freno fosse stato correttamente inserito, se capotreno e macchinista avessero fatto tutto quanto nelle proprie facoltà, se un guasto all’impianto frenante avesse impedito che il treno rimanesse al suo posto. Intanto il procuratore capo Claudio Gittardi attende novità. Il tempo aggiuntivo concesso per consentire ai tecnici nominati dai magistrati e dalle parti di ripetere la dinamica dell’incidente scorre. Accertamenti irripetibili che potrebbero fare chiarezza, dopo che una prima perizia aveva ipotizzato un malfunzionamento dell’impianto frenante. "Fino a sabato scorso - spiegava l’altro ieri il procuratore - non era stato ancora depositato nulla, è ancora in corso la consulenza sugli aspetti tecnici ulteriori richiesti". Sul registro degli indagati sono iscritte tredici persone. Oltre a macchinista e capotreno, ci sono dirigenti e tecnici di Trenord, fra cui l’amministratore delegato Marco Piuri. Il deragliamento del treno di Carnate attende risposte.