
Il sequestro dei cuccioli avvenuto 8 anni fa
Monza, 23 gennaio 2020 - La giustizia lumaca dopo otto anni restituisce sette cani all’importatore al quale erano stati sottratti per maltrattamento. Ma i padroni e l’Enpa si rifiutano: i cuccioli, oggi ormai diventati cani adulti, non ritorneranno a chi li aveva strappati troppo presto alla loro mamma.
Una vicenda che ha dell’assurdo quella che arriva dalle aule del Tribunale di Monza: il processo iniziato nel 2012 vedeva l’importatore dei cani andare a giudizio per maltrattamento di animali ma è finito in prescrizione e i sette cagnolini dati in custodia giudiziaria prima all’Enpa (Ente nazionale protezione animali) e poi a sette proprietari dovranno ritornare all’importatore che per la legge è ancora il loro proprietario. Famiglie e Enpa non ci stanno e si rivolgono nuovamente alla giustizia, affidandosi all’avvocatessa Claudia Ricci responsabile dell’Ufficio legale nazionale dell’associazione. Giorgio Riva, presidente dell’Enpa di Monza, si ricorda molto bene il caso dei sette cuccioli (cocker, pincher, corso e un cane nudo cinese) sequestrati dalla Polizia provinciale a un centro di giardinaggio di Desio dove gli animali erano stati trovati in pessime condizioni.
"Non è la prima volta che accadono fatti di questo tipo – commenta -. Una volta sono intervenuto proprio mentre i cani venivano scaricati dal furgone". Cuccioli importati dall’est Europa, strappati alla loro mamma e che arrivano in Italia in condizioni precarie, oltre a quelli che durante il viaggio muoiono stipati nel baule delle auto. "Quei sette cuccioli ci vennero affidati dal Tribunale – prosegue –. Eravamo ancora nella sede di via Buonarroti, ma avevano bisogno di molte cure e vennero affidati, sempre in custodia giudiziaria, a sette nuovi padroni selezionati da noi". Archiviando definitivamente quel processo fino a quando il giudice ha annunciato la sentenza disponendo la restituzione dei cani all’importatore, essendo il processo finito in prescrizione e quindi l’uomo libero dall’accusa di maltrattamento. "Mai come in questo caso calza a pennello la massima attribuita a Cicerone “Summus ius, summa iniuria”, ovvero massima giustizia, massima ingiustizia – aggiunge Riva - perché si conferma la presenza di una falla nella legislazione che non contempla una situazione simile. È assurdo che per effetto della prescrizione questi poveri animali debbano tornare nelle mani di chi di fu denunciato per maltrattamento, nonostante l’esistenza di una norma (Legge 189/04 e relativo Titolo IX bis c.p.) che ha lo scopo di tutelarli da abuso e violenza".
Animali che, nel frattempo, sono diventati parte integrante di sette famiglie. "Famiglie che non solo li hanno accolti con immenso affetto e amore – prosegue -. Ma hanno anche sostenuto spese, soprattutto all’inizio quando i cuccioli avevano bisogno di cure". Famiglie che dal canto loro non intendono assolutamente restituire i loro amici a quattro zampe all’uomo al quale erano stati tolti con l’accusa di maltrattamento. "La legge va rivista – conclude Riva -. Bisogna vietare la vendita dei cani nei negozi e nei garden. Dove spesso arrivano cuccioli dall’Est acquistati per pochi soldi e poi rivenduti, anche a mille euro".