BRUGHERIO (Monza)
Se Cassinetta di Biandronno trema e fa la conta di oltre 500 esuberi, Brugherio ha paura di seguirne l’esempio. Nella cittadina alle porte di Monza, dove dal 1961, la Candy produce lavatrici, l’ora della verità scatterà il 28 novembre, quando è in programma l’incontro fra manager e sindacati. Archiviata nel 2018 l’esperienza della famiglia Fumagalli, la prima a portare dagli Stati Uniti in Italia le lavabiancheria, il confronto è ora con la multinazionale cinese Haier, che ha acquistato tutti gli stabilimenti, in Italia e all’estero, per 475 milioni. Haier ha portato in Brianza, a Brugherio e Vimercate, la sede europea del gruppo, ma la produzione di lavatrici, l’attività industriale dello storico sito produttivo affacciato sull’A4, ristagna da ben prima dell’acquisizione.
L’ultimo passaggio è stato un taglio, un esodo incentivato, che identificava come esuberi 83 impiegati (su 900 totali) e 30 operai (su 270). Una cura dimagrante che per la prima volta ha contemplato anche la parte amministrativa e gestionale, l’unica a crescere dopo l’arrivo dei cinesi. Durante l’estate, l’azienda ha presentato il restyling del marchio e una nuova linea di prodotti, che punta molto sull’immagine di italianità. Ma per i metalmeccanici la prospettiva del sito di Brugherio è tutt’altro che chiara. "Siamo molto preoccupati della situazione generale del settore elettrodomestici – spiega Pietro Occhiuto, segretario generale Fiom-Cgil Brianza –, ma anche per Candy. Il passaggio di proprietà non si è mai concretizzato in un rilancio dello stabilimento". Sul tavolo, ora, l’esito del piano di uscite incentivate e le prospettive della multinazionale in Italia.
Barbara Calderola