Candy, accordo sugli esuberi: fuori i primi 45 lavoratori su 70. L’azienda: “Rimarremo”

A Brugherio c’è l’intesa tra il colosso degli elettrodomestici e i sindacati sulle uscite su base volontaria. La Cgil: “Il nodo per noi è il mantenimento della vocazione manifatturiera”

Design e nuove tecnologie sono le sfide sulle quali si giocherà il futuro degli elettrodomestici made in Brianza

Design e nuove tecnologie sono le sfide sulle quali si giocherà il futuro degli elettrodomestici made in Brianza

Accordo sugli esuberi in Candy, fra pochi giorni nella fabbrica di lavatrici di Brugherio ci saranno 70 operai in meno. Incentivi e uscite volontarie, i sindacati hanno gestito così la crisi, "ma resta il nodo del futuro del sito brianzolo – dice Pietro Occhiuto, segretario della Fiom-Cgil provinciale – Haier, il colosso cinese che controlla l’azienda, deve chiarire quale sarà il suo destino. Noi crediamo che le linee siano il cuore del marchio".

Ad andarsene , spiega il sindacalista, "sono i cinquantenni, gli altri, con più anzianità, non ci sono più". E così "in servizio restano 250 tute blu su 1.300 dipendenti, la direzione ha assunto impiegati e ha potenziato il settore ricerca e sviluppo. Scelte interessanti, ma abbiamo bisogno di garanzie sul fatto che lo stabilimento manterrà la vocazione manifatturiera. Qui, si fanno le lavatrici di bassa gamma, quelle che tirano ancora di più sul mercato fra inflazione e precariato. Servono impegni e investimenti. Chiederemo un incontro al nuovo ceo".

E lui, Neil Tunstall, al timone del gruppo degli elettrodomestici più grosso del mondo da un mesetto, ha già visitato Brugherio. "Una fabbrica storica – spiega – siamo qui per rimanere. Sentiamo molto forte la responsabilità sociale. Abbiamo tanto lavoro da fare e molto si è fatto: un nuovo sistema informatico, nuovi siti, infrastrutture e investimenti sul brand".

È troppo presto però per sbilanciarsi su quali prodotti usciranno da qui. "Dipende da diversi fattori. Ci sono questioni economiche e di produttività". Per ora l’ad ha lanciato il restyling del marchio, il logo non è più quello azzurro, ma grigio e decisamente più stilizzato, "un tocco di modernità che mette il design alla portata di tutti". La ricetta per crescere ancora punta su digitale e sostenibile, le armi per conquistare i trentenni, i nuovi consumatori.

Così nell’ultima gamma appena presentata c’è il forno che cuoce grazie a una telecamera interna ed è capace di aggiustare tutto da solo adattandolo ai gusti di famiglia. Mentre il frigorifero invierà direttamente sullo smartphone l’elenco degli alimenti in scadenza per tenerne conto mentre si fa la spesa e suggerirà piatti da preparare per la cena con quello che rimane. "L’obiettivo è alzare il tiro, vogliamo andare incontro alla fascia che non bada solo al prezzo, ma anche al contenuto – aggiunge Gianpiero Morbello, il manager che ha disegnato il cambiamento –. Riposizionarci, concentrandoci su clienti diversi. Più qualità, più appeal per i nativi digitali che chiedono intuitività e semplicità".

Progetti che piacciono ai metalmeccanici "ma vogliamo vederci chiaro – conclude Occhiuto –. Capire cioè quanto di questo nuovo che avanza coinvolgerà i lavoratori. È su di loro che bisogna avere un piano concreto. Siamo reduci da 15 anni di cassa integrazione, la dotazione è finita. È tempo di dirci in che direzione vogliono andare".