Monza, coperto di insulti in Rete. La sua colpa: ripara le campane

Brianzolo di 25 anni custode di un antico mestiere che conta solo una decina di aziende Si è ritrovato nel mezzo della disputa tra chi ama quei rintocchi e chi li vorrebbe zittire

Paolo Branchi all’opera sulle torri campanarie

Paolo Branchi all’opera sulle torri campanarie

Nova Milanese, 19 aprile 2022 - C’è chi il suono delle campane non lo sopporta proprio, tanto da spingersi ad insultare chi di mestiere se ne prende cura. È il caso di Paolo Branchi, 25 anni, residente a Nova Milanese ma originario di Cinisello Balsamo, uno dei più giovani campanari d’Italia, che per lavoro, anche se come ammette lui stesso è più una passione, si occupa della riparazione e della manutenzione degli impianti. Salito agli onori della cronaca per il mestiere “antico” che ha scelto di portare avanti, è stato preso di mira nelle ultime settimane sui propri canali social con raffiche di insulti.

«Non mi stupisco del fatto che alla gente le campane non piacciano – racconta – ma arrivare a questi punti mi sembra folle". Voci antiche, quelle delle campane, che periodicamente, proprio sui social, provocano discussioni fra chi ne è infastidito e chi le difende a spada tratta. "Discussioni senza senso, perché la gente non sa che il suono non può essere abbassato, al massimo ridotto nella durata. Sono voci che fanno parte della vita di tutti, fedeli e non", chiarisce Paolo, che a maggio del 2021 ha iniziato in proprio l’attività professionale, un investimento su se stesso. Una decina le aziende specializzate in Lombardia, una cinquantina in tutta Italia, per un lavoro che poco è cambiato nel tempo.

A colpire, il fatto che gli Insulti, tra l’altro, arrivano da persone giovani, in un caso anche da una donna, che ha definito Branchi "troglodita". "Gli anziani, che conoscono il significato delle campane, non dicono nulla – commenta Paolo –. A Nova Milanese mi conoscono tutti e ho ricevuto tanti attestati di stima e tanti gesti di solidarietà".

La passione di Paolo per le campane nasce da bambino, quando il papà e in particolare il nonno Fausto, lo assecondavano portandolo ad ascoltare i rintocchi, il suono di tutta una vita: suonano per la festa e suonano per il dolore, e fino a pochi anni fa le campane davano il senso al giorno: con la campana della prima Messa si iniziava il lavoro nei campi, la campana del mezzogiorno segnava la sosta, la campana del vespro la fine di una giornata di lavoro. "Spero vivamente che questi odiatori da tastiera la smettano – conclude Paolo – perché ormai troppo spesso si passa dalle parole ai fatti e non voglio mettere a rischio la mia incolumità. I veri trogloditi sono altri". Nel frattempo Branchi prosegue nel suo lavoro: ogni giorno a 50 metri d’altezza per ridare nuova vita alle campane. "La cosa più bella del mio mestiere? Il panorama, non c’è cosa migliore".