DARIO CRIPPA
Cronaca

Brugherio, il marito è morto da più di due anni ma lei continua a incassare la sua pensione di invalidità

Il compagno è mancato a settembre 2021: da quel giorno la donna, deferita dalla procura, ha incassato 28mila euro che non le spettavano

Controlli della Guardia di Finanza

Controlli della Guardia di Finanza

BRUGHERIO – Quando aveva perso il marito, due anni fa, non aveva detto niente a nessuno. Dalla Moldavia, di cui era originaria e dove era nel frattempo tornata, continuava a riscuotere la sua pensione. Se ne sono accorti gli agenti della polizia locale di Brugherio, paese in cui i due coniugi avevano ancora la residenza. E ovviamente l’Inps.

Il marito era titolare di una pensione di invalidità versata dall’Inps fin dal 2016, oltre a ricevere assistenza da parte dei vari Enti territoriali (Comune e Asst). Nel settembre del 2021, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, la moglie lo aveva riportato in Patria, dove era deceduto poco dopo. La moglie non aveva però comunicato la notizia ufficiale del decesso al Comune, dove il marito aveva continuato a risultare regolarmente iscritto.

Il Comune se ne è accorto due anni dopo, quando è stata svolta una ricognizione volta a verificare la cessazione dei vari benefici riconosciuti, tra cui il versamento dell’assegno mensile di invalidità da parte dell’Inps. Sono così scattate le verifiche, con la collaborazione di servizi sociali, anagrafe e polizia locale. E sono stati proprio gli agenti di polizia locale a scoprire cosa fosse accaduto.

E soprattutto che la donna aveva incassato 28mila euro, pari alle mensilità dal mese di ottobre 2021 ad agosto 2023. Le indagini sono state attivate anche all’istituto bancario che regolarmente versava la somma mensile e sono state acquisite le relative transazioni bancarie e le movimentazioni dei relativi incassi mensili. La donna, dopo esser stata formalmente sentita, è stata deferita alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Monza per “Indebita percezione di erogazioni pubbliche”, che prevede la pena della reclusione da sei mesi a tre anni, oltre a una possibile azione di recupero da parte dell’Inps.