
Basta metri cubi in città Ruspe nelle aree dismesse "Così facciamo largo alla grande cintura verde"
di Cristina Bertolini
Mentre la Giunta Pilotto ha avviato il procedimento di variante del Pgt, finalizzato al consumo di suolo negativo, il Comitato di coordinamento delle 19 associazioni di quartiere offre le sue proposte. Paola Sacconi, del Comitato Sant’Albino, suggerisce di riprendere la previsione del grande parco di cintura urbana del Piano regolatore Benevolo del 1993, cioè una cintura di spazi a parco e servizi come si vedono in diverse città europee riconnessa al Parco di Monza. "Questa scelta – osserva Giorgio Majoli, presidente del Coordinamento dei comitati – dovrebbe essere accompagnata da una parziale rinaturalizzazione e riuso adattivo delle aree dismesse, attento non solo alle aree residenziali, ma all’innovazione tecnologica e alla creazione di nuovi corridoi ecologici in città, collegati con le aree libere esterne e ai parchi sovraccomunali e regionali".
Da decenni i cittadini chiedono l’adesione al GruBria a ovest e al Parco regionale Valle Lambro per l’area Cascinazza, a est l’adesione al Parco delle Cave di Brugherio, fino al Parco agricolo nord-est. In questo quadro l’asse viale Stucchi-viale Industrie potrebbe diventare una fascia verde attrezzata per lo sport e lo spettacolo, scaricando dai grandi concerti il Parco. Quanto al residenziale, i comitati ricordano che il mercato edilizio è già oggi inflazionato da 8mila alloggi sfitti e da un milione di metri cubi di costruzioni già approvate negli ultimi 10 anni, in fase di realizzazione e che potrebbero già ospitare almeno 10mila abitanti, mentre le previsioni dell’Istat stimano che Monza nel 2030 avrà 125mila residenti, con un incremento di mille in più degli attuali 123.900.
Per questo per i capannoni abbandonati come quello di via Boccaccio, i comitati suggeriscono la rimessa in buono stato da parte dei proprietari o la demolizione totale, restituendo l’area al Comune, avendo già abbondantemente ammortizzato le spese di urbanizzazione. "Chiediamo – dice Maioli – che venga stesa una mappa dello stato attuale delle aree edificate, una seconda mappa delle aree verdi agricole e non impermeabilizzate e si faccia un confronto su cui stendere prima una variante a consumo di suolo zero e poi negativo, recuperando una parte dalle aree dismesse e non più utilizzate". Quindi, vanno preservate le aree ancora verdi anche se urbanizzabili, recuperando le aree dismesse, come suggerisce anche uno studio di Assolombarda, concentrando l’edificazione nelle zone già costruite e vicino ai mezzi di trasporto, per ridurre al minimo l’uso delle auto.
Rispetto, invece, a Parco e Villa, l’attuale Masterplan è del tutto inadeguato: non è uno strumento urbanistico, non si fonda su alcuna normativa vigente e quindi i comitati propongono la stesura di un apposito Piano particolareggiato per un restauro filologico, ancora a partire dal Prg Benevolo, che stabilisca con precisione gli interventi ammessi e non ammessi per legge, sia negli edifici sia su tutte le aree libere del Parco.