MARCO GALVANI
Cronaca

BardoMagno, i feudatari della musica

Domani a Villa Tittoni il concerto della band che in chiave rigorosamente satirica e comica si ispira ai valori del Medioevo

di Marco Galvani

È convinto che "non c’è nulla di più futuristico del Medioevo", che "il latifondo e il feudo sono il massimo esempio di modernità". Che al di là di un panorama musicale italiano che batte sempre sulle solite tematiche come "l’amor carnale e licenzioso, le droghe e altre diavolerie" ci sono istinti musicali ‘menestrelleschi’ che in chiave rigorosamente satirica e comica riaccendono le luci su "valori che oggi sono più attuali di quanto non si possa pensare".

Benvenuti nell’altro mondo di Valerio e dei BardoMagno, emanazione musicale di Feudalesimo e Libertà, il gruppo nato per contrastare "con la satira senza essere di parte" gli "ormai obsoleti partiti politici italiani". Domani sera saranno loro a chiudere il Festival al Parco Tittoni di Desio (Biglietti: 10 euro su Mailticket). Una serata da macchina del tempo. "Fantastica", promette Valerio ‘Lo Bardo’. Una data "dall’alto valore simbolico perché lancia il messaggio che si può ricominciare anche in un settore che sta vivendo un lungo periodo tragico. Un segnale di ripresa, credendo sia possibile farlo in sicurezza". E confidando che il futuro sia "più menestrellesco e meno dj". Ad accompagnare Valerio, già sitarista dei Nanowar Of Steel, "vi saranno lo percussionista d’eretici Edo Sala che vestirà li panni di Fra Casso da Montalcino, e lo virtuoso polistrumentista Massimo Volontè nelle vesti del gaelico Sven Walter". Mentre "pria de noi, avremo il piacer de udir lo pirata menestrellico Gabriele Lepre".

Lingua desueta, per tenere la scena: "La nostra favella è quella feudale", chiarisce Valerio. Correndo a precisare, nel segno di un’attitudine all’ironia e alla goliardia, che "a parte i BardoMagno e i Nanowar ho una vita non seria come ingegnere informatico".

Nella loro musica hanno a portata di mano soluzioni feudali, spesso contradditorie e volutamente enfatizzate, a problematiche odierne. Si muovono in un universo dove "i cliché tipici del Medioevo vengono valorizzati per evidenziare gli eccessi e le incongruenze politiche o di costume dei nostri tempi. Accompagnati da una musica folk-rock-medievale con un suono non filologico alla Branduardi, ma con un approccio cantautorale e pop.

"Brani nostri e brani noti opportunamente rivisti e modificati nel testo come ‘Cerco un centro di castità permanente’". La chiave per rendere "chiaro all’ascolto di chiunque il soave e rassicurante pugno di ferro imperiale". Perché i BardoMagno "siamo sudditi, come tutti, dell’imperatore". Come "tutti siamo servi della gleba, lavoriamo nei terreni in mano a pochi ricchi. Come nel latifondo e nel feudo. Sotto forma mascherata è così anche oggi". Un tempo buio. Come quello della peste nera. "Come questo 2020".